In seguito all’ufficializzazione dell’acquisto di Pebble da parte di Fitbit, colosso nel settore del fitness tracking, i forum dedicati agli smartwatch Pebble sono invasi da commenti che vanno dal furibondo al triste. Se da una parte ci sono gli utenti arrabbiati perché si ritrovano con dispositivi non più coperti da garanzia e che presto potrebbero non funzionare più, dall’altra ci sono quegli utenti che hanno apprezzato le peculiarità di un dispositivo che non verrà più prodotto.

A differenza di altre situazioni simili, la colpa della fine non è dell’acquirente, Fitbit in questo caso, che si è limitata a salvare il salvabile acquisendo il know-how della compagnia per integrarlo nei propri dispositivi, dismettendo la linea produttiva poco redditizia.

Qualcuno aveva ipotizzato, nei giorni scorsi, che la mossa di Fitbit fosse dettata dalla volontà di sbarazzarsi di un concorrente ma una rapida occhiata alle cifre in ballo conferma l’erroneità di queste affermazioni.

pebble-sold-to-fitbit-pebble-sales_1Le vendite di Pebble sono dimezzate rispetto allo scorso anno passando da 200 000 a 100 000 unità, cifre irrisorie se rapportate agli oltre 5 milioni di dispositivi venduti da Fitbit nello stesso periodo e con una crescita di 500 000 unità rispetto allo scorso anno.

Il vero problema di Pebble è stata la sua incapacità di affrancarsi dal ruolo di fenomeno del crowdfunding. Non dimentichiamo infatti le tre campagne lanciate su Kickstarter occupano il primo, terzo e quarto posto nella classifica dei progetti che hanno raccolto maggiori fondi, con una cifra complessiva che supera abbondantemente i 40 milioni di dollari.

Ora la filosofia di Pebble potrebbe essere trapiantata nei prodotti Fitbit, rendendoli migliori e ancora più economici. Solo il tempo ci svelerà quali sono le intenzioni dell’acquirente, che difficilmente avrà scelto di gettare al vento alcune decine di milioni di dollari senza averne un tornaconto.