Divenire virale può essere un risultato eccezionale per alcune applicazioni ma, allo stesso tempo, le rende anche maggiormente soggette a controlli scrupolosi che permettono di scoprire delle piccole magagne.

E’ questo anche il caso di Meitu, applicazione di fotoritocco che consente agli utenti di effettuare una sorta di lifting virtuale alle proprie immagini.

Stando ad alcuni ricercatori impiegati nel campo della sicurezza, Meitu sarebbe un’app che raccoglie dati capaci di mettere a rischio la privacy degli utenti: già in fase di download, l’applicazione richiede numerosi permessi anche per aspetti che non sono relativi a quello che è il suo compito (come per esempio la posizione ed il numero di telefono).

Il team di Meitu ha finalmente deciso di difendersi da tali accuse, evidenziando da subito che i dati raccolti non vengono venduti a società terze.

Pare che la ragione per cui l’app Meitu raccoglie dati sia relativa al quartier generale dell’azienda, sito in Cina, Paese in cui i servizi di localizzazione forniti dagli store di applicazioni come quelli di Google ed Apple sono bloccati. Per aggirare il problema, Meitu utilizza un sistema (peraltro a dire degli sviluppatori estremamente sicuro) di tracciamento dei dati realizzato in collaborazione con altre aziende.

Per quanto riguarda l’app Android, che non può contare sui Google Play Services (vietati in Cina), gli sviluppatori sfruttano un servizio di notifica di terze parti, chiamato Getui. Una versione internazionale, basata sui Google Play services, non è invece nei programmi di Meitu.