In un mercato dinamico e ricco di peculiarità come quello cinese, anche i tanti produttori che vi operano non seguono andamenti lineari nelle loro variazioni. Capita invece sovente che la loro ascesa sia rapida e improvvisa e sia seguita, in alcuni casi, da capitomboli altrettanto improvvisi.

È quello che sembra stia accadendo a Xiaomi, che dopo aver conosciuto tempi d’oro, culminati con un ottimo 2015 che ha portato ben 70 milioni di dispositivi venduti, sembra in netta flessione come confermano i dati di vendita ottenuti nel secondo trimestre del 2016.

Dopo aver perso la leadership nel mercato interno ad opera di Huawei il produttore cinese ha ottenuto dei risultati poco confortanti nel secondo trimestre, nel quale le vendite sono crollate del 38% mentre lo share in Cina è calato del 40% tanto da permetter a OPPO e vivo di estromettere Xiaomi anche dalla top 3 in Cina.

Non sembra andare meglio a Lenovo, anche se i risultati finanziari del Q2 2016 sembrano esprimere l’esatto contrario. Le vendite sono in calo ma sono cresciuti gli utili in seguito ai tagli di personale e alla vendita di alcuni asset di secondaria importanza. Lenovo afferma di essere ormai prossima al ritorno alla profittabilità, dopo il pessimo periodo dovuto all’acquisizione di Motorola.

Nel frattempo però le vendite sono calate del 31% rispetto al trimestre precedente per cui sarà necessario attendere i prossimi risultati finanziari per verificare l’effettivo andamento del bilancio di Lenovo.

Sembra dunque che, Huawei a parte, sia in atto in ricambio generazionale in Cina, con OPPO e vivo che stanno prendendo il posto di Xiaomi e Lenovo tra i maggiori produttori. Il mercato cinese si conferma dunque un difficile terreno di conquista, soprattutto per le startup senza una solida posizione economica sulla quale poter contare per emergere sulla concorrenza.