È sempre più difficile, se non impossibile, difendersi da chi cerca di impadronirsi dei nostri dati personali per scopi commerciali o di altro genere. Le applicazioni per Android, ma anche quelle per iOS, sono un ottimo vettore pr entrare nei dispositivi degli utenti e trafugare informazioni riservate.

Un recente studio che ha conivolto 55 applicazioni per Android ed altrettante per iOS, ha mostrato come il dato più trasmesso a siti di terze parti è l’indirizzo email, seguito dal nome utente, dalle coordinate GPS, dall’indirizzo di residenza e dall’IMEI del dispositivo

Mediamente queste informazioni vengono trasmesse ad almeno tre siti esterni molti dei quali conosciuti per il loro comportamento ai limiti della legalità. Il problema fondamentale è la mancanza di regole che obblighino le app a richiedere il permesso degli utenti per trasmettere all’esterno alcune tipologie di informazioni, cosa che avviene senza che l’utente possa percepire questa “fuga” di dati.

Inoltre quasi tutte le app testate so collegano al sito safemoved.com e la cosa strana è che anche chiudendo tutte le applicazioni aperte, il sistema sembra sempre in comunicazione con questo sito. Per il momento l’unico metodo sicuro, consigliato anche dai ricercatori, è quello di fornire dati falsi nel limite del possibile, per evitare le le informazioni sulla nostra vita circolino liberamente e a nostra insaputa per la rete.

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