Arriva una novità importante da casa OnePlus che potrebbe far storcere il naso a molti appassionati e sviluppatori. Con un annuncio ufficiale, l’azienda ha confermato un cambio di rotta decisamente importante per quanto riguarda lo sblocco del bootloader, una pratica fondamentale molto cara a chi ama personalizzare a fondo il proprio dispositivo Android. Questa modifica verrà introdotta con l’arrivo della nuova versione della ColorOS, più precisamente con la versione 16, la personalizzazione software basata sul futuro Android 16.
Nel corso degli anni, sin dalla sua nascita, abbiamo imparato a conoscere OnePlus per la filosofia innovativa Never Settle che ha sempre contraddistinto il brand, da sempre un punto di riferimento per la community del modding; sembra però che qualcosa stia per cambiare sotto questo aspetto. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa sta succedendo, chi sarà interessato da questa novità e quali sono le implicazioni.
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Cosa prevede la nuova procedura di sblocco del bootloader per i dispositivi OnePlus
Stando a quanto comunicato ufficialmente da OnePlus, la decisione di modificare la procedura di sblocco nasce dall’esigenza di garantire la sicurezza dei dispositivi e dei dati e migliorare la stabilità del sistema.
Per garantire la sicurezza dei dispositivi e dei dati e migliorare la stabilità del sistema, modificheremo il metodo di sblocco del bootloader in ColorOS 16. Gli sviluppatori e gli utenti con esigenze specifiche che comprendono appieno e sono in grado di assumersi i rischi legati allo sblocco e al flashing possono richiedere di partecipare al programma di test approfonditi attraverso i canali ufficiali.
All’atto pratico, con l’aggiornamento a ColorOS 16 non sarà più possibile sbloccare il bootloader con la semplicità di prima.
Tutti coloro i quali vorranno procedere con tale procedura sul proprio dispositivo del produttore cinese dovranno ora fare una richiesta formale per partecipare a un programma di test approfondito (in originale, in-depth testing program).
Per poter inviare la domanda, sarà necessario soddisfare le seguenti condizioni:
- Il dispositivo deve essere aggiornato a ColorOS 16 o versioni successive.
- L’account OnePlus associato non deve presentare anomalie o violazioni di alcun tipo.
- Il dispositivo non deve essere legato a piani di operatori telefonici o avere build software specifiche per aziende o enti governativi.
- È possibile presentare una sola richiesta di sblocco ogni 30 giorni.
Nonostante, come abbiamo avuto modo di capire, questa scelta sia più restrittiva del passato, risulta comunque meno severa di quella di competitor come Xiaomi, che recentemente ha limitato le richieste a una sola all’anno.
Una brutta notizia, ma non per tutti (per ora)
Qui arriva il sospiro di sollievo per la maggior parte degli utenti a livello globale. OnePlus ha specificato che, almeno per il momento, queste nuove – e più stringenti – regole si applicheranno esclusivamente ai dispositivi venduti in Cina: questo significa che, almeno per il momento, gli smartphone venduti negli altri mercati, quindi, non dovrebbero essere interessati da questo cambiamento.
Il produttore ci ha tenuto a far sapere che la modifica non sarà retroattiva: tutti i dispositivi con versioni di ColorOS precedenti alla 16 manterranno l’attuale sistema di sblocco.
Un’altra buona notizia riguarda gli aspetti riguardanti la garanzia: l’azienda ha confermato che il semplice sblocco del bootloader non invaliderà la garanzia del telefono, a patto che sia possibile ripristinare il firmware originale in caso di problemi.
Vale la pena ricordare che non è la prima volta che OnePlus impone restrizioni simili. Già in passato, i modelli di OnePlus 6T venduti negli Stati Uniti tramite l’operatore T-Mobile richiedevano una procedura di approvazione per lo sblocco.
Va detto che, negli ultimi tempi, diversi produttori stanno rendendo più difficile la personalizzazione avanzata dei loro dispositivi. Samsung, ad esempio, ha iniziato a rimuovere l’opzione per lo sblocco del bootloader con il suo aggiornamento a One UI 8, basato su Android 16 (qui potete capire le motivazioni), e, come abbiamo visto poc’anzi, anche Xiaomi ha adottato politiche più severe sotto quest’aspetto.
Tornando però a OnePlus, resta da vedere se questa politica, per ora confinata alla Cina, verrà in futuro estesa anche al mercato globale, segnando un’ulteriore chiusura di quell’ecosistema aperto che ha sempre caratterizzato Android.
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