Quando si parla di smartphone, autonomia e durata della batteria sono due dei temi più caldi e ricorrenti tra gli utenti, non è un caso infatti che sempre più produttori e istituzioni si stiano muovendo per offrire maggiore trasparenza in merito alla reale resistenza delle batterie nel tempo. In questo senso, l’Unione Europea ha recentemente introdotto un nuovo programma di etichettatura energetica che, analogamente a quanto accade da anni con gli elettrodomestici, mira a fornire informazioni precise e comparabili su aspetti spesso trascurati come il numero stimato di cicli di ricarica supportati da ogni dispositivo.
I dati raccolti nel Registro Europeo dei Prodotti per l’Etichettatura Energetica non lasciano spazio a dubbi; Samsung domina con smartphone e tablet capaci di resistere fino a 2.000 cicli di ricarica, il doppio rispetto a dispositivi firmati Google e Apple, che si fermano generalmente a quota 1.000.
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Samsung surclassa la concorrenza per la resistenza delle batterie
Grazie alla nuova normativa UE, ogni smartphone e tablet in commercio deve riportare in etichetta, tra le altre cose, anche una stima del numero di cicli di ricarica (da 0% a 100%) che la batteria è in grado di sostenere prima di iniziare a mostrare un degrado significativo.
Una metrica importante, che aiuta gli utenti a fare scelte più consapevoli in fase di acquisto e che contribuisce anche a combattere l’obsolescenza programmata incentivando la produzione di dispositivi più longevi; ecco perché questa nuova etichetta potrebbe diventare un punto di riferimento tanto quanto lo è oggi l’autonomia dichiarata in mAh.
Entrando nel merito dei numeri raccolti emergono differenze sostanziali tra i vari brand, di seguito uno specchio semplificato della situazione:
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2.000 cicli di ricarica per tantissimi modelli, tra cui Galaxy S25, S24, A56, XCover7, Tab S10 Ultra e molti altri.
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1.200 cicli per i modelli di fascia più bassa (Galaxy A26, A16).
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1.000 cicli per l’intera gamma Pixel recente, Pixel 9, 9 Pro, 9a, 8a.
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1.000 cicli per tutti i modelli iPhone e iPad inclusi nel sistema UE, incluso il nuovo iPhone 16 Pro Max e iPad Air M3.
Altri produttori
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Nothing: 1.400 cicli (Nothing Phone 3, 3a, CMF Phone 2 Pro)
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Sony: 1.400 cicli (Xperia 1 VII)
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OnePlus: 1.200 cicli per il 13R, 1.000 per il 13
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Fairphone: fino a 1.300 cicli
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Motorola: da 800 a 1.200 cicli a seconda del modello
Perché Samsung riesce a fare meglio degli altri produttori? Al momento non c’è una risposta ufficiale, sarebbe interessante conoscere nel dettaglio la composizione chimica delle batterie utilizzate dall’azienda e le tecniche con cui sono elaborati questi numeri.
È plausibile che il colosso coreano stia impiegando materiali e processi produttivi più avanzati, capaci di ridurre il tasso di usura nel tempo; oppure potrebbe aver adottato margini di sicurezza più ampi nella valutazione, che portano a un numero dichiarato più alto ma comunque realistico.
Nel frattempo, altri produttori come OnePlus stanno sperimentando batterie al silicio-carbone che teoricamente dovrebbero garantire una maggiore longevità, ma che stando a queste etichette non raggiungono ancora i livelli di Samsung.
Questo database rappresenta senza dubbio un ottimo punto di partenza per migliorare la trasparenza del settore, non solo perché permette agli utenti di confrontare dati tecnici in modo oggettivo, ma anche perché spinge i produttori a rendere pubblici aspetti finora oscuri come la durabilità delle celle.
Nel 2025, in un mercato saturo e competitivo, a fare la differenza non è solo la fotocamera o il display, ma anche la durabilità dell’hardware nel tempo; e se la batteria è uno dei primi componenti a mostrare segni di cedimento, sapere in anticipo a cosa si va incontro è un enorme passo avanti.
Samsung sembra avere un vantaggio tecnico importante su questo fronte, ma ci aspettiamo che la concorrenza raccolga la sfida, anche perché, come dimostrano i recenti problemi di alcuni Pixel, l’affidabilità della batteria è un tema che può compromettere l’intera esperienza utente.
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