Chi non ricorda Flappy Bird? Il gioco mobile che, oltre un decennio fa, divenne un fenomeno virale tanto improvviso quanto fugace, prima di essere ritirato dal suo stesso creatore, Dong Nguyen, all’apice del successo.

Ebbene, quel nome iconico è tornato a fare capolino sugli store digitali: una nuova versione di Flappy Bird è infatti sbarcata sull’Epic Games Store per dispositivi Android. Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica, e dietro questo ritorno si celano aspetti controversi che meritano un’analisi approfondita.

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Un Flappy Bird “diverso”, tra pubblicità e acquisti in-app

La prima, fondamentale precisazione riguarda la paternità del gioco. Questa nuova incarnazione di Flappy Bird non ha assolutamente nulla a che vedere con Dong Nguyen, il developer vietnamita che diede vita all’originale. Si tratta di un progetto portato avanti da altri soggetti, su cui torneremo a breve.

Il gioco è disponibile come free-to-play sull’Epic Games Store. La buona notizia, almeno apparentemente, è che gli sviluppatori hanno tenuto a sottolineare come questa specifica versione non integri elementi legati a criptovalute o Web3, timori che erano emersi lo scorso anno a seguito di alcune pagine web collegate al progetto che lasciavano presagire proprio derive di questo tipo. Stando a un comunicato stampa inviato via email:

Flappy Bird su Epic Games Store per Android è monetizzato esclusivamente tramite pubblicità e IAP (acquisti in-app) per caschi che aiutano Flappy a continuare dopo essersi inevitabilmente schiantato contro un tubo, e non presenterà mai in modo permanente alcun elemento Web3.

Tuttavia, la formulazione stessa di questa dichiarazione suona ambigua. L’insistenza sul fatto che questa versione su Epic Games Store sia priva di crypto lascia intendere che altre versioni, magari distribuite altrove, potrebbero invece incorporare tali meccanismi.

A tal proposito sono stati richiesti chiarimenti in merito, ma al momento regna l’incertezza su questo fronte. La monetizzazione attuale si basa quindi su un modello classico: pubblicità invasiva e la possibilità di acquistare, tramite microtransazioni, dei “caschi” che fungono da “continua” dopo un errore, un aiuto per proseguire la partita senza ricominciare da capo.

L’ombra sulla proprietà intellettuale e la presa di distanza del creatore

Il nodo più spinoso della vicenda riguarda proprio l’assenza del creatore originale e le modalità con cui questo nuovo Flappy Bird ha visto la luce. Secondo quanto riportato, un’organizzazione denominata Gametech Holdings LLC avrebbe intrapreso un’azione legale per far decadere il marchio “Flappy Bird” registrato da Dong Nguyen.

Una volta ottenuto questo risultato, la stessa società avrebbe registrato il marchio per sé, apparentemente a titolo gratuito. Questo iter legale, sebbene potenzialmente inattaccabile dal punto di vista formale, ha spianato la strada alla pubblicazione di questo nuovo gioco senza il coinvolgimento, né tantomeno il benestare, di Nguyen.

Lo stesso Dong Nguyen, già al momento dell’annuncio di questo progetto, aveva preso nettamente le distanze tramite un post su Twitter (ora X).

Come potete leggere dal post su X, a settembre aveva dichiarato esplicitamente di “non aver venduto nulla”, di non avere alcun legame con questo nuovo titolo e, cosa non secondaria, di non supportare in alcun modo le criptovalute. Una posizione chiara, che getta un’ombra pesante sull’intera operazione.

Un ritorno che fa storcere il naso

Tirando le somme, il ritorno di Flappy Bird sull’Epic Games Store è tutt’altro che una semplice operazione nostalgia. Se da un lato il gioco potrebbe rievocare meccaniche semplici e assuefacenti che ne decretarono il successo, dall’altro porta con sé un bagaglio di controversie non indifferente. Il trattamento riservato al creatore originale, estromesso dalla sua stessa creatura tramite cavilli legali sulla proprietà intellettuale, è un aspetto che eticamente lascia molto perplessi.

Aggiungiamo a questo i precedenti indizi su un’integrazione con il mondo delle criptovalute – un ambito spesso associato a speculazioni e progetti poco trasparenti – e l’ambiguità mantenuta dagli attuali sviluppatori sulla possibile implementazione futura di elementi Web3 in altre versioni. Il quadro che emerge è abbastanza fosco da far dubitare della buona fede dell’operazione.

Non stupirebbe se molti utenti, memori dell’originale e informati su questi retroscena, decidessero di dare un “ampio berth“, ovvero di tenersi alla larga da questo nuovo Flappy Bird.

Potrebbe essere legalmente in regola, ma la sensazione che il creatore originale stia subendo un torto e che l’operazione non sia del tutto cristallina è forte. Un ritorno che, purtroppo, sa più di sfruttamento di un nome celebre che di omaggio a un classico del mobile gaming. Resta da vedere se, nonostante tutto, la semplice forza del nome “Flappy Bird” basterà a garantirgli successo anche in questa controversa seconda vita.