Nella battaglia legale tra Epic Games (l’azienda produttrice, tra gli altri, di Fortnite) e Google il giudice statunitense James Donato si è espresso con una sentenza probabilmente storica (anche se non definitiva) dando ragione all’azienda specializzata nell’intrattenimento interattivo e nell’offerta di motori grafici 3D.
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La sentenza che condanna il monopolio di Google Play Store
La vicenda che ha visto il confronto giudiziario tra Epic Games e Google è iniziata nel 2020 con la prima che ha accusato il colosso di Mountain View di pratiche commerciali anti-competitive. L’accusa era rivolta alle strategie utilizzate da Google per mantenere il proprio predominio nel mercato delle app. Secondo Epic Game, infatti, Google ha previsto accordi con i produttori di hardware per evitare che fossero sviluppati store alternativi a Google Play Store incentivandone così l’esclusività.
La richiesta di Epic Games era quella di obbligare Google ad aprire il proprio Play Store ad app store di terze parti dando ai competitor accesso al catalogo completo delle app di Google Play. La sentenza di ieri ha confermato pienamente le richieste avanzate dall’accusa.
Stando a quanto previsto dal giudice James Donato Google dovrà quindi aprire il Play Store alla concorrenza per il prossimo triennio. Dal 1 novembre 2024 fino al 1 novembre 2027, inoltre, Google dovrà interrompere la richiesta di fatturazione tramite Google Play per le applicazioni distribuite sul Google Play Store. Questo perché la giuria ha ritenuto che Google abbia collegato illegalmente il proprio sistema di pagamento al proprio app store.
La sentenza prevede inoltre l’obbligo di consentire agli sviluppatori Android di informare gli utenti su altri metodi di pagamento tramite Play Store, di creare collegamenti per scaricare le medesime app al di fuori del Play Store e, ancora, di permettere agli sviluppatori di stabilire i prezzi per le app indipendentemente dalla fatturazione di Google Play.
Ma non è finita qui. Google non potrà condividere i ricavi delle app con soggetti che distribuiscono app Android, non potrà offrire agli sviluppatori denaro o vantaggi per lanciare le loro app in esclusiva sul Play Store (o per non farlo) così come non potrà favorire i produttori di dispositivi e gli operatori per preinstallare il Play Store (o per non farlo).
Ora Google avrà, come previsto dal giudice James Donato, otto mesi di tempo per elaborare un sistema in linea con quanto previsto dalla sentenza. Sistema che sarà analizzato da un comitato tecnico composto da tre persone (scelte congiuntamente da Epic Games e Google) per evidenziare eventuali controversie.
La sentenza ha dato ampiamente ragione a Epic Games ma non su tutta la linea. La società, infatti, aveva richiesto l’apertura del Play Store di Google per sei anni (e non tre) con la domanda di consentire agli utenti di caricare app con un solo tocco e impedendo a Google di collegare le API Android a Google Play. La scelta del giudice di limitare a tre anni (e non a sei) le misure previste è motivata dal fatto che tali disposizioni sono state emesse per livellare le discrepanze esistenti tra Google e i rivali non per favorire questi ultimi limitando indebitamente Big G.
“L’Epic Games Store e altri app store arriveranno sul Google Play Store nel 2025 negli Stati Uniti, senza le schermate spaventose di Google e la tassa sulle app del 30% di Google, grazie alla vittoria nella battaglia Epic contro Google”
[Tim Sweeney – CEO di Epic Games in un post su X]
Va anche ricordato come Epic Games abbia fatto causa a Google il 13 agosto 2020, lo stesso giorno in cui ha citato in giudizio anche Apple. L’obiettivo era quello di aggirare le commissioni del 30% previste sia da Google che da Apple sugli acquisti in-app prevedendo un aggiornamento a sorpresa del celebre gioco Fortnite. Sia Google che Apple hanno reagito eliminando Fortnite dai rispettivi app store per poi vedersi citate in giudizio con l’accusa di aver creato monopoli illegali.
La vicenda legale tra Epic Games e Apple si è però conclusa lo scorso gennaio con una sostanziale vittoria del Colosso di Cupertino che è stato obbligato solamente a consentire agli sviluppatori di comunicare agli utenti metodi di pagamento alternativi a quelli di Apple.
Il ricorso di Google
Ricevuta la sentenza Google, ovviamente, non resta a guardare ed è pronta a presentare ricorso. Come riportato in un comunicato sul blog ufficiale a firma di Lee Anne Mulholland, Vicepresidente Affari normativi di Google, il colosso di Mountain View è convinto che queste modifiche mettano a rischio la privacy e la sicurezza degli utenti rendendo più difficile per gli sviluppatori promuovere le loro app riducendo la concorrenza sui dispositivi.
Nello stesso comunicato Google ha sottolineato come tale decisione è completamente contraria al pronunciamento di un altro tribunale, facendo riferimento alla vicenda che ha visto coinvolti Epic Games e Apple. Con l’aggravante, precisa Google, che a differenza di iOS Android è sempre stata una piattaforma aperta che ha favorito scelta e flessibilità con la presenza di più app store e del sideload.
Google presenterà ricorso chiedendo di sospendere le modifiche richieste da Epic Games con l’obiettivo di dimostrare che Apple e Google competono direttamente nello stesso mercato, per convincere gli sviluppatori a dare priorità ai propri store per offrire ai propri clienti le migliori funzionalità (e farlo prima dei rivali) e che Android è già un sistema aperto e che Google Play non è l’unico modo per ottenere app. A conferma di quest’ultima considerazione Google ricorda come Epic Games abbia potuto rendere disponibile Fortnite agli utenti Android anche quanto il gioco non era distribuito tramite Google Play e l’ha potuto fare tramite Samsung Galaxy Store, il sideload ed Epic Games Store.