Google Pixel 7 e Google Pixel 7 Pro sono realtà e con essi la miriade di novità che portano in dote; prima fra tutto il rinnovato cuore pulsante dei due nuovi top di gamma di Big G: il SoC Google Tensor G2 che avrà il compito di garantire ai nuovi modelli del colosso di Mountain View delle prestazioni da flagship su tutta la linea.

Con la seconda iterazione del proprio processore proprietario, l’azienda californiana punta a correggere gli errori di gioventù del predecessore e a migliorare in alcuni comparti chiave come l’efficienza energetica. Il tutto promettendo prestazioni ancora più elevate rispetto al modello dello scorso anno.

Google Tensor G2 riprende la formula della CPU del predecessore

Nonostante le suddette ambizioni, Google Tensor G2 riprende a piene mani dalla formula utilizzata da Tensor lo scorso anno soprattutto per quanto concerne la struttura della CPU. Rimane infatti inalterata la poco ortodossa configurazione 2+2+4 caratterizzata da due Big Cortex X1, due Medium Core Cortex (questa volta A78 e non A76), e quattro Small Core Cortex A55; il tutto a frequenze leggermente più elevate (2,85 GHz per i primi e 2,35 GHz per i secondi).

Una scelta del genere dimostra come Google stessa non voglia stravolgere la formula adoperata con l’originale Tensor ma voglia puntare ancor di più alla forza bruta. Una tesi avvalorata dal nuovo processo produttivo a 4 nanometri pane-leve packaging (PLP) il quale non è altro che un termine per indicare una modalità di lavorazione di nuova generazione dei chip che contribuisce a ridurre i costi e gli sprechi. Stando a quanto rivelato da Google stessa, tale processo non dovrebbe impattare in alcun modo le prestazioni generali del dispositivo.

Nuova GPU, parola d’ordine: efficienza energetica

Sebbene, per quanto concerne la CPU, Google abbia scelto di mantenere intatta la formula vincente dello scorso anno, la GPU di Google Tensor G2 può contare su un upgrade significativo che segna una linea di discontinuità con la precedente Mali G78 presente su Pixel 6 e Pixel 6 Pro.

Google Tensor G2 infatti potrà vantare una Mali G710 MP07, un’unità simile a quella attualmente presente sul MediaTek Dimensity 9000, il top di gamma del produttore taiwanese, fatta eccezione per il numero di core presenti (in questo caso sette come segnalato dalla dicitura MP07).

Le differenze con la precedente Mali G78 sono da sottolineare soprattutto nella configurazione della nuova GPU, più in linea con lo standard attuale del mercato. Nonostante la G78 fosse un’unità piuttosto potente, era in grado di sprigionare tale forza bruta solo per alcuni secondi prima di incappare in problemi di throttling a causa dell’eccessivo calore generato che finiva per drenare rapidamente la batteria. La Mali G710, d’altro canto, non solo consente un balzo in termini di prestazioni ma promette un’efficienza energetica migliorata del 20% nonché un salto del 35% per quanto riguarda i processi legati al Machine Learning della nuova Tensor Processing Unit (TPU).

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TPU di nuova generazione per un machine learning ancora più spinto

Parlando di Google Pixel l’argomento Machine Learning vien da sè, in questo caso nella forma della TPU di nuova generazione che punta a migliorare sensibilmente le prestazioni del chipset dello scorso anno. Stando a quanto dichiarato da Big G, infatti, la nuova TPU è più potente del 60% e più efficiente del 20% rispetto al Tensor originale.

Tali migliorie permettono all’intelligenza artificiale di Google di esprimere tutte le proprie potenzialità nel comparto fotografico di Pixel 7 e 7 Pro grazie alle nuove modalità Cinematic Blur (o sfocatura cinematografica), Machine Learning Autofocus e il supporto ai video HDR a 10 bit.

A completare il quadro troviamo il chip di sicurezza Titan M2 che, nell’ambito del programma Protected Computing di Google, contribuisce a rendere i nuovi Pixel 7 e 7 Pro sicuri e privati.

Tutto sommato, il nuovo Google Tensor G2 segue il modus operandi del predecessore puntando a colmarne le lacune e ad accrescerne la potenza e l’efficienza energetica; insomma, non una rivoluzione ma l’evoluzione che potrebbe consentire ai nuovi top di gamma di Google di compiere un’ulteriore salto di qualità.

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