La serie vivo X60 è stata annunciata ufficialmente in Cina addirittura prima della fine del 2020, tuttavia ci è voluta una fonte industriale per svelare un dettaglio tecnico estremamente interessante: a quanto pare saranno i primi smartphone in assoluto a portare sul mercato la tecnologia pixel shift, presa in prestito direttamente dal mondo delle DSLR.

Il trio di smartphone è composto da vivo X60, vivo X60 Pro e vivo X60 Pro+ e, per assurdo, sebbene siano già ufficiali in patria, fino a questo momento non era stata fatta menzione alcuna di questa tecnologia innovativa per il comparto fotografico.

A dirla tutta, ci sono delle precisazioni da fare: la serie verrà annunciata in versione globale il 22 marzo e le ultime indiscrezioni parlano di differenze tecniche importanti rispetto ai modelli cinesi: vivo X60 e X60 Pro abbandoneranno il SoC Exynos 1080 usato in patria in favore di un Qualcomm Snapdragon 870, mentre il modello vivo X60 Pro+ utilizzerà lo Snapdragon 888 (avete visto il nostro confronto con Exynos 2100 e Apple A14 Bionic?).

Detto ciò, vediamo che cos’è la tecnologia pixel shift e quali miglioramenti potrebbe garantire ai nuovi flagship di vivo.

vivo X60 con pixel shift: che cosa cambia

Per comprendere i vantaggi la tecnologia pixel shift che secondo le ultime indiscrezioni debutterà sui vivo X60, occorre partire dal funzionamento del sensore di una fotocamera digitale.

La maggior parte di essi utilizza uno schema Bayer: a differenza dei display, in cui ogni pixel è formato da sub-pixel di colori differenti, ogni pixel di un sensore fotografico vede un singolo colore; i pixel Red, Green e Blue (RGB) vengono solitamente organizzati secondo la matrice Bayer, che si presenta come una specie di scacchiera a tre colori.

Il canale Green copre il 50% dell’immagine, mentre Red e Blue coprono ciascuno il 25%; a questo punto vengono usate delle interpolazioni (si parla di “demosaicing”) per colmare le lacune in tema di color data e ciò porta a delle imprecisioni.

interpolazione

Questa necessità viene superata con la tecnologia pixel shit, la quale prevede uno spostamento del sensore di un pixel per volta, di lato, verso il basso e verso l’alto. In questo modo, come si vede nella seguente illustrazione – proveniente, al pari della precedente, dalla spiegazione di Google sulla super-resolution – il sensore sarebbe in grado di garantire idealmente una copertura del 100%.

pixel shift

Nel caso di Google e del Pixel 3, il movimento del sensore dipendeva dal tremolio naturale delle mani dell’utente che veniva controbilanciato dall’OIS; venivano catturati più scatti e poi dati in pasto ad algoritmi di image processing.

La soluzione studiata da vivo sarebbe un po’ meno software e decisamente più hardware: stando alle indiscrezioni emerse, verrà sfruttato un sistema di gimbal per muovere il sensore secondo necessità. Questo meccanismo offrirebbe il vantaggio di una precisione nettamente superiore.

Il produttore entrerà sicuramente più nei dettagli nel corso dell’evento di lancio globale della serie vivo X60. Per adesso, comunque, sappiamo che gli smartphone dovrebbero scattare otto immagini RAW, selezionare automaticamente quella migliore e poi utilizzare le informazioni delle restanti sette per aggiungere le informazioni mancanti.

Il risultato finale consisterebbe in una singola foto alla quale ogni pixel contribuirebbe con le proprie informazioni di colore, senza bisogno di interpolazione alcuna. All’atto pratico, si dovrebbe riuscire ad ottenere delle foto più ricche di dettagli, ma soprattutto con una migliore fedeltà cromatica.

Secondo la fonte di queste informazioni, la nuova tecnologia pixel shift non sarà una prerogativa del modello più costoso, ma sarà presente su tutta la serie vivo X60. Viene inoltre fatto notare che di base il pixel shift necessita di quattro foto, la scelta di vivo di usarne otto suggerisce l’impiego del sub-pixel rendering per incrementare la risoluzione finale dell’immagine, a tutto vantaggio dello zoom digitale.

Detto che è fondamentale non fare confusione tra pixel shift e sensor shift – una tecnica di stabilizzazione dell’immagine alternativa all’OIS –, qui sotto trovate il video della Sony Alpha 7R IV che mostra il funzionamento della tecnologia.

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