Spesso sentiamo parlare dell’usura delle batterie dei nostri smartphone, ma quando e come è meglio effettuare una ricarica senza danneggiarla? Le batterie agli ioni di litio, le cosiddette Li-ion, sono ormai utilizzate per la stragrande maggioranza dei dispositivi di uso più comune tra cui smartphone, tablet, notebook e tantissimi altri dispositivi, motivo per il quale è meglio sapere come trattarle nel migliore dei modi per massimizzarne la durata ed evitare che si usurino prima del tempo.

Batterie agli ioni di litio, come fare a farle durare di più

Molti di noi si preoccupano del fatto che lasciare in carica lo smartphone per molte ore, come spesso avviene durante la notte, possa col tempo rovinarle. Ma è vero? Non esattamente. Ciò che più importa per quanto riguarda le moderne batterie installate nei nostri dispositivi sono il numero di cicli di ricarica che vengono effettuati. Tali cicli sono limitati e generalmente ogni batteria ha una vita stimata tra i 300 ed i 500 cicli, prima che le sue performance inizino a degradare.

Un ciclo di ricarica corrisponde ad una scarica pari al 100% della sua capacità totale, il che non implica necessariamente che il telefono vada dal 100% allo 0% ma anche semplicemente che vada, ad esempio, dal 100% al 25% scaricandosi, conseguentemente, del 75% e poi, in seguito ad una ricarica completa, si scarichi nuovamente dal 100% al 75%, perdendo ulteriore 25% della sua capacità. Nel complesso avrà, quindi, perso il 100% della sua capacità totale e può considerarsi concluso un suo ciclo completo, come illustrato anche nell’immagine sottostante.

Un altro fattore che può danneggiare la batteria è lasciare spesso che questa vada al di sotto del 20-25% della sua capacità, in quanto una percentuale di carica eccessivamente bassa, specie se mantenuta per tempi prolungati, provoca una prematura degradazione degli ioni contenuti al suo interno. Anche il caldo, con temperature superiori ai 35 gradi, è tra i peggiori nemici delle batterie, ma molti sottovalutano il freddo che può provocare la formazione di una placcatura metallica permanente sull’anodo, provocando possibili malfunzionamenti, peggioramenti in termini di durata e di vita complessiva o addirittura, in casi estremi, un danneggiamento irreversibile della batteria.

Anche la cosiddetta ricarica rapida, sia essa la Quick Charge di Qualcomm, la Supercharge di Huawei o qualsiasi altra carica rapida sviluppata dai vari produttori, a lungo andare può compromettere la durata dei nostri dispositivi, a causa delle elevate tensioni di ricarica. L’ideale sarebbe, quindi, usare i caricabatterie per la ricarica rapida solo quando realmente necessari e non per eseguire abitudinariamente la ricarica dei nostri dispositivi.

Tra i suggerimenti più importanti per mantenere sempre in buona salute la batteria del nostro smartphone, non importa quindi che la carichiamo o meno nelle ore notturne, ma è importante evitare di sottoporle a stress termici, quali temperature eccessivamente elevate o rigide, cercare di caricare il dispositivo quando la batteria arriva intorno al 20% e non aspettare che questo si scarichi del tutto, preferire una ricarica più lenta ad una più veloce ogni qualvolta ciò sia possibile, usando un caricabatterie standard. Sui cicli di ricarica c’è ben poco da fare: talvolta si trovano articoli che suggeriscono di mettere, ad esempio, in carica il telefono al 50% e rimuovere il caricabatterie all’80%, così da ridurre il numero di cicli di ricarica, ma ciò comporta il doverlo caricare molto frequentemente e farà raggiungere un ciclo completo alla batteria nello stesso tempo di utilizzo effettivo che si sarebbe ottenuto qualora si fosse lasciato scaricare del tutto senza mai caricarlo. L’ideale sarebbe, piuttosto, caricarlo prima di andare a dormire e spegnerlo nelle ore notturne, oltre a disattivare tutto ciò che non si utilizza, come in particolare i dati mobili, il WiFi e lasciare che il telefono chiuda in autonomia le app non utilizzate, evitando in particolar modo i task killer installati dal Play Store, che altro non fanno che forzare la chiusura delle app, senza lasciar capire correttamente al sistema operativo quali sono le app che servono e quali può chiudere.

L’unico motivo valido per cui una batteria dovrebbe essere lasciata scaricare del tutto è quello della cosiddetta calibrazione, vale a dire quella pratica che si usa effettuare sulla batteria quando non riesce a superare una data percentuale oppure quando il telefono tende a spegnersi improvvisamente e senza avvertire l’utente, quando sul display sono ancora mostrate percentuali superiori al 2-3%. Per calibrare la batteria, dunque, occorre lasciare che il telefono si spenga del tutto, provando eventualmente a riaccenderlo una sola volta senza stressare eccessivamente la batteria già scarica e lasciandolo poi caricare, possibilmente da spento, fino al 100%. La calibrazione, naturalmente, non garantisce che una batteria irrimediabilmente danneggiata “resusciti”, ma di certo può migliorare le condizioni di lettura del suo stato da parte del dispositivo in alcune condizioni particolari, permettendo al sistema operativo di rilevare correttamente la reale percentuale di batteria residua ed evitando che uno smartphone al 20% ci si spenga tra le mani mentre stiamo per strada, senza un powerbank, magari in attesa di una chiamata importante. Nel caso in cui il telefono dovesse invece continuare a presentare problemi ed errori di lettura della percentuale nonostante una calibrazione, vorrà dire che il problema risiede nella batteria, che potrebbe essere danneggiata irrimediabilmente. In tal caso, l’unica soluzione auspicabile è quella di sostituirla, quando conveniente, operazione ormai quasi sempre effettuata da un centro assistenza autorizzato a causa del fatto che la stragrande maggioranza dei dispositivi dispone di una batteria non estraibile e non sostituibile o, ancor peggio, quando il dispositivo dispone di una certificazione IP di resistenza all’acqua ed alla polvere, che ne comprometterebbe il corretto funzionamento qualora l’operazione di apertura e chiusura non venisse effettuata in assistenza.

In media, dunque, possiamo affermare che una batteria abbia una vita utile di un anno e mezzo, prima di iniziare a deteriorarsi, ma questo è un tempo stimato medio e non può esser preso alla lettera, in quanto è estremamente dipendente da tantissimi fattori dovuti alle condizioni in cui la stessa ha operato nel corso della sua vita. Resta sottinteso che uno smartphone usato costantemente, caricato anche due o addirittura tre volte al giorno e spinto a condizioni al limite, subirà un decadimento delle prestazioni di gran lunga più prematuro di chi lo smartphone lo tiene spento per quasi metà della giornata e lo usa solo per messaggiare e navigare in internet per poche ore al giorno.

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