Le vacanze estive sono in effetti l’unico momento dell’anno in cui posso dire di avere uno smartphone personale, normalmente c’è il tran tran delle recensioni e mi capita raramente di utilizzare uno stesso prodotto per più di una decina di giorni.

Poi finalmente arriva la bella stagione e torno a fare una vita tecnologica “normale”, con uno smartphone veramente mio, scelto tra il parco di device usciti durante l’anno.
Pur provandoli tutti non è mai facile scegliere, non ho ancora trovato lo smartphone perfetto e sì, sono molto esigente, forse fin troppo.

Questa volta sono stato indeciso tra un paio di prodotti che più di tutti gli altri mi hanno conquistato, Huawei P30 Pro e Samsung Galaxy S10+, tra i due la praticità di P30 Pro ha vinto.
In realtà ci sono vari motivi che mi hanno portato a scegliere il terminale cinese, provo a raccontarveli.

Riprova Huawei P30 Pro dopo 5 mesi

Certamente non ho scelto Huawei P30 Pro per le sue dimensioni, ancora non mi va giù che Huawei abbia progettato il suo flagship così grande e pesante (192 grammi), a onor del vero va detto che la larghezza è di 73,3 mm, non esagerata e che con una cover l’ergonomia migliora notevolmente.
Rimane il peso massimo, un po’ problematico in alcune situazioni, ci si abitua ma continuo a preferire smartphone più compatti.

Una conferma invece è arrivata dalla qualità costruttiva, questo smartphone è realizzato davvero bene, non teme colpi, polvere, acqua e con una cover e un vetro protettivo potete star tranquilli e maltrattarlo senza remore, a distanza di mesi non sono saltati fuori scricchiolii o difetti costruttivi, rimane consistente il click dei tasti e la porta type-c non mi ha mai dato problemi di umidità o collegamenti ballerini.

Nel tempo Huawei ha lavorato per limare ogni piccolo malfunzionamento generale e possiamo dire che ormai il prodotto sia completamente maturo, semplicemente è stabile, sempre veloce, non ha bug importanti e non si pianta.
Nessun grattacapo anche dal comparto telefonico, GPS, Bluetooth e connettività WiFi, tutto fila liscio come l’olio, anche utilizzandolo in modo intensivo.

Rispetto al software, EMUI 9.1 con patch di sicurezza di luglio, ancora non ci siamo completamente o per lo meno non posso dire che la piacevolezza d’uso dell’interfaccia sia il suo forte. L’imminente beta di Android 10 promette un bel restyling, speriamo che sia così perché ce n’è bisogno, non che a Huawei P30 Pro manchi qualcosa, qualche funzione importante, è più un fatto di coerenza grafica, rifiniture, animazioni, traduzioni, ordine, piccole cose ma comunque importanti.

Il vero asso nella manica di questo smartphone e ciò che, insieme al comparto fotografico, me l’ha fatto scegliere, è l’autonomia.
Prodigiosa, goduriosa, non so come definirla senza esagerare, ma è così, non esiste un top di gamma concorrente in grado di tenergli testa ed è vero che Samsung Galaxy S10+, OPPO Reno 10x, Samsung Galaxy Note 10+, OnePlus 7 Pro sono tutti dotati di una buona autonomia, ma per Huawei P30 Pro è diverso, siamo su un’altra categoria.

I 4200 mAh della batteria sono tanti, ma non sono tutto, più che altro è il perfetto equilibrio tra hardware e software che si traduce in consumi davvero bassissimi, performance solide e un’autonomia che lascia tranquilli davvero in ogni situazione.
Per il sottoscritto questo aspetto è fondamentale, non lo scambierei con alcun’altra feature mirabolante.

Infine ho scelto Huawei P30 Pro perché il viaggio di nozze capita una volta sola nella vita, Cuba era una destinazione troppo ghiotta per non essere fotografata come si deve e nel contempo è troppo umida (ad agosto non sono rari gli uragani) per mettere a rischio la mia preziosa Lumix.
Ecco, in circolazione non ci sono altri smartphone versatili, completi e potenti come il P30 Pro, se si parla di fotografia.

In effetti ho avuto delle grandi conferme, questo smartphone è capace di tirar fuori immagini splendide e si è rivelato uno strumento pratico e immediato per fotografare qualunque cosa mi capitasse a tiro, con il plus dei 256 GB di memoria interna del mio modello.
Benissimo l’hardware, anche rivedendo le foto al PC si fa fatica ad attribuirle ad uno smartphone, bene parzialmente il software, che con gli ultimi aggiornamenti è stato migliorato per quanto concerne la qualità delle immagini e la gestione delle tre fotocamere (teleobiettivo 5x, grandangolare e standard).

Mi è mancata invece una maggiore concretezza dell’app fotografica, non troppo chiara e anzi un po’ confusionaria.
Manca l’HDR automatico e manca anche in prima funzione, una lacuna sorprendente che se sistemata permetterebbe finalmente di sfruttare al 100% il favoloso sensore da 40 MP RYB.

In conclusione

Huawei P30 Pro non è uno smartphone che mi ha entusiasmato fin dal primo incontro, ma alla fine ho scelto lui.
Una scelta razionale più che di cuore, dettata dalle qualità insindacabili di questo smartphone, che forse non è il più bello, il più potente o il più tecnologico, ma è quello che nella vita di tutti i giorni riesce ad essere il più pratico, comodo e versatile.

I punti di forza sono senz’altro il comparto fotografico e l’autonomia, i difetti nel software poco accattivante e in un comparto multimediale che soffre l’assenza della porta jack audio e di una uscita stereo, a 999 Euro era difficile mandarli già, attorno ai 650 invece è un’altra storia.

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