Una delle funzionalità più interessanti del nuovo Huawei Mate 30 Pro è la capacità di registrare video in slow motion all’impressionante frequenza di 7680 fotogrammi al secondo, quando i più accreditati rivali si fermano ben lontani a un seppur onorevole valore di 960 fps. Una capacità otto volte superiore. Come funziona questa tecnologia?

A spiegarlo al pubblico sul social network cinese Weibo ci ha pensato Bruce Lee, che non è il compianto attore ormai entrato nella mitologia cinematografica, quanto un dirigente Huawei che ha svelato il lavoro dietro lo sviluppo di questa funzione così apprezzata. I numeri illustrano in modo evidente le performance con 0,12 secondi di filmato che vengono espansi a 32 secondi con una frequenza di 30 fotogrammi al secondo con 945 frame a una risoluzione di 720p.

Per salvare questi dati vengono sfruttati tutti i componenti del dispositivo, alla massima potenza. Dunque non soltanto processore e scheda grafica, ma anche il sensore dedicato alle immagini (ISP) e il chip neurale NPU. Una perfetta sinergia che mette in mostra il potenziale notevole di Mate 30 Pro, stato dell’arte della tecnologia mobile.

Il chip neurale NPU riveste un ruolo principale nella cattura e successivo sviluppo di filmati in estremo slow motion visto che l’occhio umano non è in grado di scendere a valori di velocità eccezionali in termini di reazioni.

La Neural Processing Unit, al contrario, può analizzare un secondo di video attraverso l’apposito algoritmo basato sull’intelligenza artificiale per comprendere quando far partire la registrazione nel momento preciso. Per farlo, servono 2 GB di RAM degli 8 GB a disposizione sullo smartphone.

Ecco la nostra anteprima completa di Huawei Mate 30 Pro che dovrebbe arrivare in Italia il prossimo novembre. Sarà senza servizi di Google, ma in questa mini guida vi raccontiamo come preparare al meglio lo smartphone senza troppi patemi.