I protagonisti assoluti della scorsa settimana, non ce ne vogliano gli altri produttori, sono stati i Google Pixel di terza generazione, presentati nel corso di un evento Made by Google alquanto particolare. Non è mai stata pronunciata la parola Android, già questo dovrebbe far riflettere, e sono stati presentati una serie di prodotti decisamente interessanti che però non arriveranno in Italia a brevissimo termine.

Abbiamo deciso di cogliere la palla al balzo per aprire una discussione con voi lettori, per conoscere il vostro pensiero sui principali prodotti presentati da Google, ma vogliamo farlo fuori dagli schemi. Questo non sarà dunque il solito editoriale in cui vi raccontiamo le nostre impressioni, che vi riporteremo per esteso nella recensione completa delle novità annunciate da Google. Vi proporremo piuttosto una serie di spunti che vi invitiamo a commentare nell’apposito box. In questi giorni raccoglieremo le vostre riflessioni e tra una settimana ci risentiremo, per tirare le fila del discorso e approfondire le tematiche più interessanti.

I servizi bastano a giustificare il prezzo?

Partiamo dalla questione prezzi dei nuovi smartphone, decisamente elevati se andiamo a guardare esclusivamente la scheda tecnica: diciamocelo chiaramente, sul mercato sono presenti soluzioni alternative decisamente superiori sul piano tecnico proposte a prezzi nettamente inferiori. Google preferisce quindi spostare lo scontro con la concorrenza sul piano dell’integrazione dei servizi e sulle funzioni esclusive. Sono dunque sufficienti 4 GB di RAM per gestire in maniera ineccepibile un moderno smartphone Android? La corsa ai 6, 8 o addirittura 10 GB di RAM è solo marketing o serve a nascondere carenze progettuali?

È sufficiente una sola fotocamera posteriore?

In un mercato dove il comparto fotografico diventa sempre più importante, Google ha fatto una scelta coraggiosa e controcorrente dotando i suoi nuovi smartphone di una singola fotocamera posteriore. Anche in questo caso ha compiuto un lavoro di ottimizzazione del software e con l’aiuto del Pixel Visual Core, un chip sviluppato in collaborazione con Intel, ha dimostrato, almeno lo scorso anno, di potersi difendere nei confronti della concorrenza. Anche qui la domanda sorge spontanea: servono davvero due, tre, quattro e perfino cinque sensori nella parte posteriore per ottenere foto di qualità? O anche in questo caso è sufficiente una grande ottimizzazione e lo sviluppo di complessi algoritmi in grado di garantire risultati all’altezza delle aspettative?

Qual è il senso di questo notch?

C’è ovviamente la questione del notch, decisamente più ingombrante, almeno in altezza, rispetto alle soluzioni adottate dalla concorrenza. È vero che può essere nascosto, anche se Google ha optato per una soluzione bizzarra, spostando tutto lo schermo in basso e spegnendo di fatto la porzione di schermo intorno alla tacca, rendendola inutile. Con il notch spento il nuovo Google Pixel 3 XL assomiglia tanto a un Pixel 2 XL, con le sue cornici che quest’anno sembrano più anacronistiche che mai. È dunque valsa la pena di utilizzare il notch, sapendo che tra le priorità c’era quella del secondo speaker frontale che inevitabilmente richiede spazio, e inserire una doppia fotocamera frontale? Avrebbe avuto più senso utilizzare un sistema di sblocco 3D, che avrebbe in qualche modo giustificato il notch?

Per il momento ci fermiamo qui, visto che la carne al fuoco è già tanta e vogliamo concentrarci su questi tre aspetti. Fatevi sentire nel box dei commenti e raccontateci le vostre sensazioni, opinioni e riflessioni in merito. Ci ritroveremo tra una settimana per proporre nuovi spunti e nuovi approfondimenti.