Questo è il secondo giorno che uso un Chromebook e questo è il mio diario d’uso.  Dopo l’impatto iniziale, sto imparando a convivere con i punti di debolezza di questo dispositivo e ad apprezzare i suoi punti di forza. Se vi siete persi la prima puntata, potete trovarla cliccando qui.

Oggi ho scoperto un limite di Chrome OS – forse il principale. Stavo scrivendo la recensione del caricatore multiporta Aukey e ho dovuto mettere in sospensione il Chromebook per cambiare stanza, ma quando l’ho riaperto non riuscivo più a modificare il documento aperto. Perché?

Google Documenti si è bloccato quando mi sono disconnesso dalla rete chiudendo il portatile, per evitare che apportassi ulteriori modifiche senza che fosse possibile sincronizzarle con i server di Google. La domanda è: dal momento che il documento non è condiviso, perché non permettere di continuare la scrittura e poi sincronizzare le modifiche una volta ristabilita la connessione? Il messaggio di avviso della mancanza di connessione non è affatto chiaro, quindi è evidente che qualcosa non funziona. I documenti possono essere modificati quando si è offline, ma non è possibile continuare a modificarli se si è iniziato a farlo quando si era online. Mistero della fede in Google.

L’aspetto decisamente positivo che ho scoperto, invece, è la durata della batteria. Sono le 18.20 mentre scrivo queste righe e la batteria è al 19%, ma il Chromebook è acceso dalle 8:30 di questa mattina (con 3-4 ore di sospensione) e lo avevo usato a batteria già ieri nel pomeriggio. In totale, quindi, sto arrivando a quasi 14 ore di utilizzo! E’ un traguardo decisamente encomiabile, permesso sia dall’hardware a basso consumo che (verrebbe da dire “soprattutto”) dal software ben ottimizzato. Nota positiva: in standby i consumi sono pressoché nulli.

Un’altra cosa che mi ha stupito è il fatto che il Chromebook si accende quando lo si apre, anche se è spento. L’avvio, poi, è velocissimo e servono solo pochi secondi per arrivare a poter lavorare.

Un fatto curioso che ho notato è che, nonostante Chrome integri il plugin Flash (nei sistemi Linux si chiama Pepper, per essere precisi), YouTube utilizza HTML5 per la riproduzione dei video.

Ottima la gestione delle finestre: c’è un tasto apposito che permette di ottenere un effetto simil-Exposé, ovvero una panoramica di miniature di tutte le finestre aperte che permette di passare velocemente ed intelligentemente ad un’altra finestra (potete vedere uno screenshot in apertura). Unica pecca: abituato a Linux, dove ci sono gli angoli dello schermo impostati per l’attivazione veloce della funzionalità spostandovi semplicemente il mouse, continuo a dimenticarmi che su Chrome OS si accede alla modalità con un tasto apposito sulla tastiera.

Il touchpad e la gestione dello stesso da parte di Chrome OS mi hanno stupito. Partiamo dal presupposto che io sono un fan sfegatato del buon, vecchio mouse fisico, se possibile con almeno 5 tasti. Uso mouse da gioco ultra-sensibili da anni perché così sposto il polso il meno possibile e ho tutto a portata di click in pochissimo tempo. Odio i touchpad perché sono troppo poco sensibili o lo sono troppo e farci lavori di precisione (anche solo cliccare icone piccole!) è impossibile o quasi. Eppure sto riuscendo ad usare senza problema alcuno il touchpad del Chromebook e, anzi, sto riuscendo ad apprezzarlo parecchio. Ho un portatile di fascia alta, ma – a dimostrazione che non tutto è oro ciò che luccica – ci voleva un Chromebook da 200€ per apprezzare i touchpad…

Come macchina da utilizzare per lavorare senza distrazioni il Chromebook è ottimo. L’accoppiata di software stabile e pensato per un utilizzo leggero e di lunga durata della batteria mi sta convincendo. Nei prossimi giorni potrei trovare limiti che il mio essere nerd potrebbe voler aggirare anche solo parzialmente usando la versione in via di sviluppo di Chrome OS (chi ha detto “smart lock con Android 5.0”?), ma c’è ancora tempo.

Nota: questo articolo è stato creato integralmente su Chrome OS, immagine di copertina inclusa!