Greenpeace ci tiene a tenere “sotto controllo” i vari produttori di dispositivi tecnologici e suggerire loro condotte che possano ridurre al minimo l’impatto che inevitabilmente questo settore ha sull’ambiente.

L’ente ambientalista ha pubblicato un nuovo report con cui si sofferma proprio sul mercato della telefonia e sul livello di riparabilità dei vari smartphone.

Ovviamente a Greenpeace non piace la nuova tendenza dei produttori, poco inclini a rendere facilmente riparabili i propri device. E così, ad ogni guasto, è probabile che l’utente acquisti un nuovo telefono, con conseguente aumento dell’inquinamento del Pianeta (in Asia è cresciuto del 63% tra il 2010 e il 2015, con 12,3 milioni di tonnellate di “rifiuti elettrici”).

Sulla base di uno studio condotto in collaborazione con iFixit, Greenpeace ha appurato che quello della riparabilità non è un aspetto che interessa ai produttori di telefonia. Rarissime eccezioni sono rappresentate dal Fairphone 2 e dal tablet HP Elite X2.

Apple, Samsung e Microsoft sono invece tra i produttori maggiormente “bacchettati” da Greenpeace per la poca attenzione prestata all’aspetto della riparabilità dei propri device.

Ancora una volta si propone l’eterno scontro tra il profitto e la salvaguardia dell’ambiente.