Non vi nascondo che per lungo tempo mi sono chiesto quale fosse il vero senso di una gamma di dispositivi come i Nexus. Inizialmente pensati come dispositivi per sviluppatori, che però non offrivano realmente nulla in più (o comunque poco di più) di uno smartphone qualunque. Inizialmente erano anche decisamente cari – non mi dite che vi siete scordati del Galaxy Nexus a 599€. Negli ultimi due anni sono diventati un’alternativa economica ai top di gamma dei brand vari, ma in ogni caso mancava un tassello. Che interessi aveva Google a creare i Nexus?

Alcuni dicono che i Nexus servano come mezzo promozionale per Android. Altri dicono che servono come cavallo di Troia di Google per far sì che gli utenti usino i suoi servizi. Altri ancora dicono che i Nexus servono per mostrare la retta via ai produttori e, in qualche modo, alzare l’asticella del mercato Android. Un altro parere è che i Nexus siano un modo per mostrare com’è la vera esperienza Android agli utenti.

Mi trovo in parte d’accordo con tutte queste affermazioni, perché sono tutte abbastanza vere. Ciò che manca, però, è la motivazione ultima, il senso delle cose. Le opere umane sono sempre volte ad un fine, comprensibile o meno che sia ad un primo sguardo; la teleologia è poco applicabile all’ambito divino che troppi filosofi hanno cercato invano di sondare, ma è perfettamente applicabile all’ambito umano. Per questo mi sono sempre domandato: quale è il fine ultimo dei Nexus? Quale è la loro ragione di esistenza, la loro essenza?

Google ha dato un’ottima risposta a queste domande durante l’ultimo Google I/O: i Nexus sono dispositivi per sviluppatori e per power user, che servono per permettere a chi ne ha bisogno di accedere ad Android nella sua versione più pura.

Mi spiego meglio: Google ha annunciato che il Nexus 5 e il Nexus 7 supportano una versione “Developer Preview” di Android L tramite la quale gli sviluppatori possono accedere alla nuova versione di Android in anteprima per cominciare a lavorare da subito con la nuova versione del sistema operativo e non arrivare impreparati al lancio sui vari dispositivi, con conseguenti commenti negativi degli utenti che si lamentano per il mancato o parziale funzionamento delle applicazioni.

In questo senso, i Nexus assumono un grande significato e tornano a essere (o, forse, diventano) piattaforme per sviluppatori come erano intese all’inizio: dispositivi pensati per gli sviluppatori che li aiutano nel loro lavoro.

È quindi il caso di dire che i Nexus abbiano finalmente acquisito un significato proprio, indipendente dal significato che ciascuno gli può attribuire – per me, ad esempio, sono un mezzo per avere sempre gli ultimi aggiornamenti da parte di Google e una piattaforma facile da aprire per installare custom ROM.

Ora rimane da vedere se tutti i Nexus saranno aggiornati ad Android L. Nel frattempo vi chiedo: qual è il senso dei Nexus per voi?

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