Negli ultimi giorni Google ha finalmente dato il via al rilascio degli aggiornamenti OTA di Android 4.4 KitKat per Nexus 7, Nexus 7 2013, Nexus 10 e Nexus 4. Tuttavia, come sappiamo l’aggiornamento è stato rilevato, almeno per adesso, da pochissimi dispositivi sparsi in giro per il mondo. Molti utenti scelgono di forzare l’aggiornamento sperando così di riceverlo più velocemente. Per farlo cancellano i Dati e la Cache del Google Services Framework, ma Google ci spiega che non è consigliato farlo perché potrebbero esserci diversi problemi con il funzionamento delle applicazioni. In particolare, è Dan Morrill a farlo, un ingegnere dell’azienda di Mountain View.

Cancellando i dati dell’applicazione Google Services Framework, si modifica l’ID principale con cui Google identifica il dispositivo. Per i server, è come se il dispositivo fosse stato ripristinato ai dati di fabbrica. Sono molti gli effetti causati da ciò, ma il principale è che causa molti problemi con le applicazioni che utilizzano il GCM (Google Cloud Messaging), ovvero tutte quelle Google e moltissime di terze parti. Il comportamento, in seguito alla modifica dell’ID del GCM, varia di applicazione in applicazione: per esempio, con il Play Store sarà necessario inserire di nuovo l’account Google, Gmail invece dovrebbe solo smettere di ricevere le notifiche per un po’ di tempo e altre applicazioni potrebbero richiedere una cancellazione dei dati. Tutte le applicazioni quindi smetteranno di ricevere i messaggi del GCM in push fino a quando non riceveranno un nuovo ID, ma anche altre cose potrebbero non funzionare. Nulla di preoccupante quindi, ma causerà non pochi fastidi con le applicazioni. Se siete impazienti, tutto questo può essere evitato utilizzando “adb sideload”.

Sempre Morrill, ci spiega poi il funzionamento degli OTA, fornendoci anche dettagli ben precisi, a differenza di quanto aveva fatto nei mesi scorsi Jean-Baptiste Quéru, anche se il succo è lo stesso. Capirete adesso perché è ancora più inutile forzare l’aggiornamento, in quanto non porta nessun vantaggio.

I rollout sono divisi in fasi. In genere essi iniziano per l’1 % dei dispositivi nelle prime 24-48 ore, periodo in cui analizziamo tutti i report per assicurarci che non ci siano problemi. Se tutto procede per il meglio, essi saranno successivamente allargati al 25, 50 e infine 100 % dei dispositivi entro un paio di settimane. Questo significa che quando il vostro dispositivo cerca gli aggiornamenti, ha in pratica l’1 % di possibilità di trovarlo e se non dovesse non avrà possibilità di trovarlo fino alla prossima fase del rollout. Una volta che il dispositivo fa il controllo degli aggiornamenti e non trova l’OTA, non ci saranno possibilità di scaricarlo fino alla fase successiva del rollout. Premendo continuamente il pulsante per il controllo degli aggiornamenti non otterrete nessun risultato, se non che il sistema è aggiornato. Dopo che è stata avviata una nuova fase del rollout, il vostro dispositivo ha una nuova possibilità di trovare l’aggiornamento, ma sempre una sola. Il sistema controlla automaticamente gli aggiornamenti ogni 24 ore, per cui premendo il pulsante non farete altro che anticipare la vostra possibilità di ottenere l’aggiornamento. Basta quindi essere pazienti e premere continuamente quel pulsante non serve a nulla.

Niente che non potessimo già immaginare, anche se fa sicuramente piacere che sia stato direttamente Google ad illustrarci in modo dettagliato il funzionamento dei rollout degli OTA. E’ totalmente inutile quindi premere in continuazione il pulsante per la ricerca degli aggiornamenti, dovete solo avere pazienza. Lo premerete ugualmente, vero?

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