Da sempre Xiaomi è stata accusata di ispirarsi in maniera non troppo velata ad Apple, per via dei suoi smartphone molto curati e del suo eclettico presidente, il miliardario Lei Jun. Proprio quest’ultimo ha definitivamente preso le distanze da chi lo accosta al colosso di Cupertino e preferendo essere accostato a un’altra realtà.

Non siamo Apple, abbiamo la stessa filosofia di Costco, vogliamo che gli utenti possano utilizzare i migliori prodotti a un prezzo conveniente.

Lei Jun paragona dunque Xiaomi a Costco Wholesale Corp., la terza più grande catena commerciale americana, leader nelle vendite all’ingrosso, le cui vendite spaziano dal vino ai gioielli, dalla frutta ai cereali, tutto caratterizzato da prezzi assolutamente concorrenziali.

Xiaomi punta a raggiungere un fatturato superiore ai 15 miliardi di dollari grazie ai suoi tantissimi prodotti che vanno dalle semplici penne alle smart TV agli smartphone. Anche i servizi e i software saranno una componente fondamentale nella nuova strategia del produttore cinese che lo scorso anno ha raccolto in questo settore oltre un miliardo di dollari dagli oltre dieci milioni di utenti mensili attivi.

L’attuale modello di business non sembra portare ai risultati sperati e anche il mercato indiano, sul quale Xiaomi punta tantissimo, non sembra dare i risultati sperati. Gli stessi rivali che in Cina hanno superato Xiaomi, ovvero OPPO, Vivo e Huawei, sono davanti al rivale anche in India, nonostante i prezzi di vendita siano nettamente superiori.

Secondo alcuni analisti Xiaomi dovrebbe puntare maggiormente sui modelli di fascia alta che garantiscono una maggiore marginalità, indispensabile quando si passa da un modello di vendite online a quello offline nei negozi fisici. Anche l’approccio ai negozi fisici andrà studiato, con Lei Jun che conta di incamerare almeno 10 miliardi di dollari all’anno dagli oltre 1000 negozi fisici sparsi per tutta la Cina, nei quali saranno presenti al massimo un centinaio di prodotti differenti, evitando gli enormi magazzini con migliaia di prodotti mantenuti da alcuni produttori, che generano costi insostenibili.

Lei Jun ha declinato l’invito a una discussione sulla possibile svalutazione del suo brand, spiegando che gli investitori sono tranquilli e che la liquidità è più che sufficiente per realizzare i futuri sviluppi che richiederanno dai 10 ai 15 anni per dare il massimo dei frutti.