Ormai è un mesetto che utilizziamo attivamente i nuovi Google Pixel, prima il 10 Pro, poi il suo fratellone XL: smartphone sempre un po’ “particolari”, spesso capaci di fare da trend setter nel mondo Android e di scatenare discussioni e pareri accesi. Provarli a lungo ci ha dato l’opportunità di valutare anche gli aspetti secondari, familiarizzare con i suoi pregi ma anche i suoi difetti. C’è il nuovo Tensor G5, ora prodotto da TSMC con processo a 3 nanometri, un comparto fotografico dove si torna indietro anziché avanti e paradossalmente è una bella notizia e poi il software dove le novità sono pochissime e le vere chicche restano in USA.

I temi sul tavolo sono tanti e interessanti: li affronteremo uno alla volta, come sempre, nel corso di questa recensione.

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Video recensione di Google Pixel 10 Pro

Design e qualità costruttiva

I Pixel sono belli. Sì, a nostro parere sono belli, questione di gusto, certo, ma su un punto c’è poco da discutere: sono riconoscibili. In un mare di smartphone tutti uguali (e, alla luce dei nuovi iPhone, non sempre così “premium” nelle versioni Pro), i Pixel restano iconici grazie alla Camera Bar e a un design pulito, moderno, che funziona.

La differenza principale tra Pixel 10 Pro e Pixel 10 Pro XL è nelle dimensioni, ma ancor più nel peso. Con il Pro XL e i suoi 232 grammi ci siamo trovati oggettivamente poco a nostro agio: aggiungete una cover e diventa un vero bestione da portarsi dietro. Il Pixel 10 Pro, invece, centra le proporzioni giuste: piacevole da usare e da mettere in tasca, senza rinunce sullo spazio a display. Li abbiamo usati per tre settimane ciascuno e non c’è dubbio su quale sceglieremmo: Pixel 10 Pro.

Quanto alla qualità costruttiva, siamo su buoni livelli. Non sono smartphone perfetti (capitano segnalazioni di esemplari non perfettamente assemblati), ma nel nostro caso nessun problema. C’è la certificazione IP68 e la qualità percepita è elevata.

Forse uno degli aspetti migliori della famiglia Pixel 10 è Pixel Snap: magneti integrati nella scocca che permettono di agganciare al retro del telefono una marea di accessori, alcuni sviluppati da Google ad hoc (tra cui le cover originali) e poi tutti quelli compatibili con il MagSafe di Apple. Pixel Snap rispetta le specifiche Qi2, cioè lo standard per la ricarica ad induzione con allineamento magnetico che rende più efficiente il passaggio di energia wireless, il risvolto extra sono tutti gli accessori che si possono agganciare, tra cui power bank, stand per selfie stick e treppiedi, supporti da auto e moltissimo altro.

Display e multimedia

Il display è un LTPO OLED 120 Hz con HDR10, 2200 nit HBM e 3300 nit di picco in entrambi i casi: 6,3″ per il Pro e 6,8″ per il Pro XL. Gli schermi sono protetti da Gorilla Glass Victus 2, ma manca qualsiasi trattamento antiriflesso. Su una fascia alta, a fine 2025, questa assenza inizia a pesare. Detto ciò, sono pannelli di ottima qualità: molto luminosi, ben leggibili, cornici non record ma calibrazione curata, punto di bianco dinamico e sempre convincente e buona luminosità notturna. Novità gradita il PWM dimming a 480 Hz che va a completare un quadro tecnico dove c’è tutto per un’esperienza appagante.

Capitolo audio: applausi al Pixel 10 Pro XL, che offre uno speaker set davvero ottimo per video e contenuti multimediali. Il Pixel 10 Pro è leggermente meno potente, ma resta comunque di buon livello.

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Hardware e prestazioni

La novità hardware più importante si chiama Tensor G5, un processore realizzato da TSMC con processo a 3 nanometri (non il più avanzato sul mercato, ma comunque un passo avanti). Doveva essere la grande rivoluzione dei nuovi Pixel ma dopo oltre un mese di utilizzo, però, abbiamo fatto pace con le aspettative: il Tensor G5 è in sostanza una versione leggermente migliorata del Tensor G4, con un pizzico di potenza in più e consumi più stabili e affidabili.

Nella realtà, i problemi storici restano: prestazioni solide e smartphone rapidi e fluidi, ma che vanno in difficoltà quando si spinge forte, ad esempio con gaming pesante o montaggio video. In questi scenari, soluzioni come lo Snapdragon 8 Elite o gli A19 di Apple offrono una sicurezza decisamente maggiore. Dove il Tensor G5 convince davvero è nelle funzionalità AI, che però in Italia non possiamo sfruttare appieno per via delle limitazioni software (ne parleremo nel paragrafo successivo).

Cambia la scheda tecnica, ma la sostanza resta simile. Per l’80% degli utenti e delle situazioni i Pixel saranno sempre piacevoli, veloci e senza intoppi, ma non sono i device ideali per chi cerca prestazioni da vero top di gamma.  La principale limitazione deriva dalla GPU, una PowerVR DXT 48 1536: una scelta che ha poco senso se non per contenere i costi. Parliamo di una GPU poco diffusa, con ottimizzazioni software limitate, driver aggiornati lentamente e potenza ridotta nella configurazione a due core, nonostante il chip in sé potrebbe scalare molto meglio. È il segno che Google preferisce ridurre i costi di produzione dei Tensor, una strategia che mal si sposa con un posizionamento nella fascia alta del mercato.

Per essere chiari: un Pixel 10 Pro XL con a bordo uno Snapdragon 8 Elite (anche non l’ultimissimo) sarebbe probabilmente uno dei migliori smartphone in circolazione. Con il Tensor G5, invece, soprattutto in un mercato come il nostro dove le funzioni AI sono limitate, rimane un prodotto valido, ma con retrogusto amaro.

Sul fronte della connettività ritroviamo ancora il modem Exynos dello scorso anno, che non garantisce una ricezione formidabile, ma almeno è diventato più affidabile e stabile nelle aree con molto traffico telefonico. Ottimo il WiFi 7, così come il Bluetooth in versione 6. In Italia purtroppo non è disponibile la connettività di rete satellitare ma solo gli SMS di soccorso, peccato, pensate che in altri mercati i Pixel sono i primi smartphone a potersi collegare direttamente alla rete Starlink.

Software e funzionalità

Il crocevia più grande del software dei Pixel riguarda le funzionalità di intelligenza artificiale, il vero asso nella manica di questi smartphone e ciò che li distingue davvero dalla concorrenza. Se acquistati negli Stati Uniti, i Pixel sono dispositivi diversi: hanno una connotazione precisa e rappresentano un’alternativa ben delineata agli iPhone e agli altri Android, grazie alla forte spinta innovativa legata all’AI.

Funzioni come Magic Cue, un assistente agentico che permea il sistema e porta la vera AI in locale su uno smartphone, fanno la differenza: durante una chiamata può mostrare a schermo informazioni contestuali utili; oppure è possibile modificare le foto con la voce, semplicemente spiegando cosa si vuole ottenere. Ci sono anche un filtro chiamate avanzato, la trascrizione della segreteria, Pixel Studio per creare immagini con l’AI, Pixel Screenshot che organizza e ed estrapola informazioni dagli screenshot, e un Gemini molto più evoluto (in inglese). Il problema è che tutto questo resta confinato agli USA: in Italia, nulla di queste novità legate all’AI è disponibile.

Per carità, il software Pixel resta di alto livello. Con Android 16 arrivano sette anni di aggiornamenti (sistema operativo e patch di sicurezza), i classici Feature Drop trimestrali e un’interfaccia snella, ormai matura anche dal punto di vista grafico. Non mancano poi chicche utili, come la traduzione simultanea delle chiamate dall’inglese all’italiano, Camera Coach che guida nella composizione delle foto, la possibilità di canticchiare una canzone per generare una traccia nello stile desiderato, gli sfondi 3D e i toggle personalizzabili.

Insomma, il software dei Pixel rimane un punto di forza, ma resta anche un grande rammarico: ciò che i Pixel sono fuori dall’Italia, e che probabilmente qui non saranno mai. Difficile immaginare che queste funzioni AI arrivino a breve nella nostra lingua, soprattutto considerando il ritmo rapidissimo con cui l’innovazione avanza. Google, al momento, sembra non avere grande interesse a portare le sue armi migliori in mercati più piccoli come il nostro, e il rischio è che quando certe funzioni arriveranno da noi saranno già state sostituite da altre ancora più avanzate.

Batteria e autonomia

Parlando di autonomia, i nuovi Pixel montano batterie leggermente più capienti rispetto ai modelli dello scorso anno. Curiosamente, però, tra Pixel 10 Pro e Pixel 10 Pro XL non abbiamo riscontrato grandi differenze, nonostante il secondo disponga di una batteria più grande. Probabilmente la maggiore definizione e la maggiore dimensione dello schermo compensano questo vantaggio, riportando le prestazioni sullo stesso livello.

Nell’uso quotidiano si arriva a sera senza troppi problemi, anche sotto stress, ma difficilmente si superano le 5 ore di schermo acceso. Capita quindi di dover ricorrere a una ricarica intermedia. Non sono “battery phone” e pur non comportandosi affatto male, il divario con alcuni concorrenti, che già da anni adottano tecnologie più avanzate in questo campo, si fa sentire. Forse è arrivato il momento che anche Google compia un passo deciso in questa direzione, dato che l’affidabilità delle soluzioni attuali con moduli al silicio – carbonio è ormai consolidata.

Le ricariche non sono tra le più rapide, ma rimangono sufficienti: si arriva a 45 W sul Pro XL e a 30 W sul Pro. In wireless le potenze sono rispettivamente di 25 W e 15 W. Manca invece la ricarica inversa, sacrificata per integrare la tecnologia Pixel Snap senza aumentare lo spessore complessivo dei dispositivi.

Foto e video

Arriviamo al comparto fotografico, dove dal punto di vista hardware non ci sono grandi novità rispetto allo scorso anno, fatta eccezione per il nuovo ISP integrato nel processore: un dettaglio che, però, fa una certa differenza.

Provando i Pixel 10 Pro la sensazione è quella di un “ritorno alle origini”, ed è una buona notizia. Sul fronte degli algoritmi di elaborazione, sembra che Google abbia ripercorso a ritroso la strada intrapresa con i Pixel 9 Pro: meno ossessione per il micro-dettaglio a costo di rumore, bilanciamento del bianco meno freddo e più naturale, tonalità più morbide e accoglienti. Il risultato sono foto decisamente più armoniche e piacevoli.

Non parliamo dei camera phone più estremi (sensori più grandi, ottiche più spinte), ma i Pixel centrano un ottimo equilibrio tra intervento hardware e software, sfruttano bene le funzioni di AI e producono immagini belle e pronte per i social o per l’album dei ricordi.

Importante il passo avanti anche nei video, soprattutto in notturna dove l’anno scorso c’erano più criticità: ora si va decisamente meglio. Si può registrare fino a 8K 30 fps oppure 4K 60 fps, con supporto all’HDR a 10 bit.

Su Pixel 10 Pro non mancano i Pro e lo scatto in RAW. La qualità è elevata in generale, con la principale da 50 MP a fare da riferimento e una ultra-wide e un teleobiettivo da 48 MP capaci di dare grandi soddisfazioni. Nota di merito: i Pixel 10 Pro offrono un tele a 113 mm equivalenti, mentre molti concorrenti stanno tornando a zoom ottici 3x più conservativi.

Bene anche la fotocamera frontale, che resta a 42 MP ed è ancora tra le migliori sul mercato. Certo, dopo aver provato gli iPhone con funzioni come il “Center Stage” e la possibilità di scattare in orizzontale o verticale senza ruotare il telefono, un po’ se ne sente la mancanza; però la qualità c’è, e pure nei video frontali il miglioramento in bassa luce è netto rispetto allo scorso anno.

In conclusione

Google Pixel 10 Pro e Pixel 10 Pro XL sono due ottimi smartphone, hanno un bel design, un bel display, un processore potente e scattano fotografie di livello. Su questo vogliamo essere chiari e lo ribadiamo: i Pixel 10 sono prodotti di qualità. Il problema è che il prezzo di listino non perdona: 1199 Euro per il 10 Pro da 256 GB (lasciate perdere il 128 GB), 1299 Euro per il 10 Pro XL nello stesso taglio di memoria.

Lo scoglio evidente di fronte ai due flagship di Google è che a quei prezzi non basta più essere “ottimi”, bisogna essere speciali. E dov’è la specialità dei Pixel? La loro specialità è l’AI, quelle funzionalità che Google ha riservato per i propri device dotandoli di un software avanti nel tempo, dove nemmeno Apple è riuscita a trovare il bandolo della matassa. Ma l’AI non arriva in Italia, non c’è quella vera e, se vogliamo, non c’è nemmeno quella degli anni passati.

A prezzo pieno non ha molto senso acquistare un Pixel 10 Pro o 10 Pro XL perché si paga per qualcosa che non c’è, che non possiamo sfruttare. È un giudizio severo, ma altre realtà nel mondo tech, come Tesla, sono disposte a separare il prezzo dell’hardware da quello del software, lasciando agli utenti la possibilità di pagare solo per quello che veramente si vuole o si può utilizzare. D’altra parte, perché dovremmo pagare un Pixel 10 Pro come negli USA, ma con nemmeno la metà delle funzioni disponibili, quando sono proprio quelle funzioni a rendere unico quel device?

Per fortuna il mercato sta lavorando bene e già gli sconti sui Pixel stanno diventando interessanti, chissà che non possa essere proprio questa la svolta per i Pixel 2025.

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Pro:

    • Bel design riconoscibile;
    • Software snello e piacevole;
    • Set di fotocamere affidabili e performanti;

Contro:

    • Mancano le vere funzioni di AI;
    • Il processore soffre sotto stress;
    • Il 10 Pro XL pesa troppo;

Voto finale:

8.5