Negli ultimi mesi sempre più produttori hanno iniziato ad inserire una funzionalità particolare sui propri smartphone Android, con la promessa di andare ad aumentare il quantitativo di RAM. Per evitare fraintendimenti è giusto sottolineare che non è fisicamente possibile aumentare i GB di RAM presenti sui dispositivi, semplicemente si tratta di uno stratagemma che permette di utilizzare parte della memoria interna come supporto aggiuntivo. Questo però implica sia pro che contro, altrimenti si sarebbe già fatto a meno delle RAM.

Dipanati quindi i primi dubbi iniziali cerchiamo di capire qual è la soluzione trovata dai vari produttori di smartphone e perché viene sempre più implementata.

L’espansione della memoria RAM spiegata – video

Sugli smartphone abbiamo 3 memorie

Facendo un rapido cenno alle basi, le memorie a disposizione di uno smartphone Android sono 3:

  • Archiviazione: supporto fisico;
  • RAM: supporto fisico;
  • zRAM: supporto virtuale.

La memoria di Archiviazione, per chi è a digiuno di informatica, è banalmente la memoria interna, ovvero dove vengono memorizzati file di piccole, medie e grandi dimensioni così da essere recuperate all’occorrenza e che non spariscono quando si spegne lo smartphone. È quel luogo dove vengono salvate le foto, i video, ma anche tutti i file delle applicazioni, quella memoria insomma che si satura con l’aumentare dei contenuti salvati e che ci obbliga, prima o poi a cancellare qualcosa quando piena, cosa che se facciamo perderemo per sempre quei contenuti

La RAM invece è una tipologia di memoria super veloce che viene utilizzata come base di appoggio dal processore per elaborare i dati. Su questa memoria i dati sono solo di passaggio e non ha l’obiettivo di memorizzare per un lungo periodo le informazioni. Giusto per fare un esempio: quando viene aperta un’applicazione questa viene spostata sulla memoria RAM e su quella poi lavorerà la CPU. La sua peculiarità è infatti quella di essere velocissima nel trasmettere dati, molto più veloce della memoria di archiviazione, tuttavia è allo stesso tempo volatile ovvero i dati non sono qui memorizzati per essere mantenuti a lungo nel tempo

La zRAM invece non è propriamente un supporto fisico bensì una partizione della memoria RAM. Qui vengono compresse e temporaneamente memorizzate quelle app (o processi) che necessitano di lavorare in background.

Android ha quindi nativamente un’ottima gestione delle risorse e delle memorie e la tecnica della ZRAM consente di avere sempre a disposizione un po’ di RAM per l’avvio veloce di un’altra applicazione. Banalmente infatti le app che una volta aperte non modificano alcun elemento del loro “ambiente” tornano ibernate nella memoria di archiviazione senza restare nella RAM un secondo di più. Non solo, ogni processo viene spacchettato in tante “page” di 4 kb e questo ottimizza ancor di più il carico di lavoro che viene di volta in volta spostato. Un servizio nativo infatti chiamato kswapd (in gergo un demone), si occupa infatti di spacchettare le app e distinguere le pagine “buone” da quelle “cattive”. Le prime sono quelle che non hanno subito variazioni, le seconde sì e che quindi dovranno passare dalla memoria RAM e aggiornate successivamente nella memoria di archiviazione.

L’espansione della memoria RAM utilizza la tecnica SWAP

RAM Plus, Espansione della memoria, Memoria Virtuale, Estensione della memoria RAM, sono tutti termini che indicano una stessa tecnica di espansione virtuale della RAM, ovvero il metodo SWAP. Sugli smartphone OPPO è possibile attivare l’espansione della RAM semplicemente andando nelle info telefono, cliccando il numero dei GB di RAM e attivando la relativa funzione. Sugli smartphone Samsung invece tale funzionalità è attiva di default, basta andare nelle impostazioni, quindi in assistenza dispositivo e batteria e cliccando Memoria è possibile variare il quantitativo di RAM Plus.

Il metodo SWAP è presente su Linux praticamente da sempre ed è in pratica il metodo tramite il quale una partizione della memoria di archiviazione viene utilizzata come se fosse una RAM aggiuntiva.

Come dicevamo prima però, la memoria di archiviazione è molto più lenta e inoltre ha il contro di avere una forte correlazione tra numero di riscritture e deterioramento. Un tempo quindi era fortemente sconsigliato sugli hardware degli smartphone ma oggi, col progresso tecnologico, le aziende sembrano aver deciso che potesse valer la pena. Effettivamente le nuove memorie UFS 2 e UFS 3 sono di tutta un’altra pasta rispetto alle eMMC (comunque ancora impiegate sugli smartphone più economici), tuttavia i rischi restano gli stessi, sono solo parzialmente rimandati.

I nostri test

Tipicamente un ampliamento della memoria RAM consente di eseguire più processi contemporaneamente, come ad esempio avere la musica attiva mentre si naviga sul browser oppure caricare una storia Instagram nel mentre che si naviga su Facebook. Tutte cose scontate sul mondo Android ma che, banalmente iPhone e iOS non riescono a fare adeguatamente a causa di alcuni limiti software. Se però la memoria RAM non è sufficiente per eseguire il nuovo processo ecco che l’ultimo della lista viene chiuso forzatamente e se si tratta di Instagram, la storia in caricamento non verrà pubblicata.

Abbiamo quindi fatto dei test empirici aprendo di fila un numero importante di applicazioni per capire fin dove lo stesso smartphone potesse spingersi con, e senza l’espansione della RAM. I test hanno dimostrato che non vi è praticamente differenza e che in alcune occasioni la situazione con la RAM virtuale aggiunta si è rivelata peggiorativa in termini di performance, andando a presentare qualche tentennamento in più, probabilmente dovuto al discorso della memoria di archiviazione più lenta.

In conclusione quando è utile la RAM Virtuale?

Dire che la funzionalità di espansione della RAM sia totalmente inefficace sarebbe riduttivo. Se i produttori l’hanno inserita avranno avuto le loro buone motivazioni tuttavia i nostri test (empirici) non rilevano un netto miglioramento impiegandola, rivelandosi dunque una novità ben poco degna di nota. Anzi, nel lungo periodo potrebbe rivelarsi controproducendo andando ad usurare maggiormente la memoria di archiviazione. Il nostro consiglio dunque è di non attivarla o al più verificare il comportamento del proprio smartphone con e senza, per saggiarne le differenze.