All’inizio del 2013 OnePlus era poco più di un’idea confinata nelle menti di Pete Lau e Carl Pei. Un’idea mossa dai migliori propositi, certo, ma pur sempre un sogno di due giovanissimi alla loro prima vera sfida dopo l’esperienza in un’azienda bell’e pronta come OPPO.

Nel 2014 i due si affacciavano al grande pubblico al timone di OnePlus One, il flagship killer che con il suo rapporto qualità prezzo eccezionale avrebbe dovuto intimorire colossi del calibro di Samsung.

Forse non ci credevano neanche loro, ma la storia racconta come la loro lungimiranza abbia trasformato in pochi anni una startup in una compagnia affermata. E badate che non sono frasi di circostanza. Al di là delle opinioni personali, l’infografica relativa al 2017 traccia a suon di numeri il profilo di un’azienda strutturata, in salute ed in continua crescita sostenuta da oltre 11 milioni di fan distribuiti nei social.

E se ritenete i social un termometro inaffidabile, pensate allora che dai volumi di vendita esigui di OnePlus One, acquistabile tramite il controverso meccanismo ad inviti, nel solo 2017 la realtà cinese ha messo a bilancio ricavi per più di un miliardo di euro incrementando le vendite del 55% rispetto all’anno precedente.

Ma i grandi numeri, se le ambizioni camminano di pari passo, vanno supportati da un’assistenza tecnica in grado di infondere fiducia in coloro che si approcciano al brand. Inutile dire che nella “prima” OnePlus questo aspetto non era centrale, mentre oggi a Shenzhen contano ben 10 milioni di richieste di assistenza evase dai 776 dipendenti che, sparsi in 18 paesi, parlano 24 lingue.

L’azienda attribuisce parte del successo alla collaborazione dei 111 mila utenti che hanno dato fiducia ai firmware Open Beta contribuendo alla risoluzione di 1700 bug. A livello globale, OnePlus è stata la scelta di 1.325.057 utenti di 183 paesi.

Startup a chi?

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