Gli smartphone e i dispositivi elettronici in generale, se utilizzati in modo eccessivo, possono favorire l’insorgere di tumori. A sostenerlo non è il complottista di turno, bensì il Tribunale di Ivrea che ha obbligato l’Inail a risarcire Roberto Romeo, dipendente di Telecom Italia a cui venne diagnosticato una rara forma di cancro al cervello alcuni anni fa.

Il dipendente della Telecom, che è il protagonista di questa vicenda, ha spiegato il fatto in questi termini: “Non voglio demonizzare l’uso del telefono cellulare ma per evitare quello che mi è successo bisogna saperlo utilizzare in modo corretto. All’inizio pensavo di essermi preso un’infezione all’orecchio ma poi ho capito che la cosa era bene più grave”.

Romeo, che come avete appena letto non demonizza l’uso ragionevole dello smartphone, spiega come l’ha utilizzato lui per un decennio e mezzo: “Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico”.

Il Prof. Levis, nella consulenza prestata al Tribunale di Ivrea, ha affermato che “le emissioni a Rf/Mo dei telefoni mobili (cellulari e cordless) dovrebbero essere classificate nel Gruppo 1 dei sicuri cancerogeni per l’uomo”.

Secondo il Prof. Levis, dovrebbero essere riviste le attuali linee guida nell’utilizzo e nella produzione degli apparecchi elettronici, al fine di limitare l’esposizione a campi elettromagnetici che potrebbero provocare l’insorgere del cancro. Staremo a vedere quali altri sviluppi ci saranno sotto questo punto di vista. Sicuramente limitare l’uso che facciamo dei nostri telefoni e smartphone è una misura cautelativa che possiamo adottare già personalmente.