Uno degli aspetti cruciali degli smartphone di oggi è certamente la batteria e la gestione dei consumi. Del resto, che senso ha acquistare uno smartphone con una batteria da 4-5000 mAh se poi non regge più di 4 ore di schermo acceso? Gestire correttamente i consumi di uno smartphone è un lavoro che richiede uno sforzo immenso, soprattutto lato codice.

Gestione dei consumi troppo aggressiva

Il team di ingegneri di Google impegnati ad ottimizzare questa funzione devono infatti programmare il tutto per offrire un’ottima esperienza utente, un funzionamento a puntino sui tanti smartphone Android presenti sul mercato, e dare la possibilità agli sviluppatori di programmare le applicazioni per renderle completamente funzionanti.

Nonostante Android disponga di suo di un sistema di gestione dei consumi, vari OEM (soprattutto cinesi) aggiungono un ulteriori livello software molto spesso criticato dagli utenti per essere troppo aggressivo. Chi di noi non è mai avuto a che fare con ritardi nella ricezione delle notifiche oppure in app chiuse inaspettatamente?

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Il problema ha una magnitudo talmente rilevante per la user base Android, che durante l’evento AMA previsto quest’oggi su Reddit alle 21 incentrato su Android 11, questa specifica domanda da parte di un utente è stata una delle più votate nelle ultime ore. L’azienda di Mountain View è ormai da diversi anni che affina il sistema di gestione dei consumi, già a partire dal 2015 tramite l’implementazione della funzione Doze su Android 6.0. Qualche anno dopo, a partire da Android 8.0 Oreo, Google aveva dato il via ad una serie di nuove restrizioni per quanto riguarda le applicazioni in background.

La strategia generale è che un’app in background deve rispettare delle precise e ben dichiarate regole per il suo funzionamento, il tutto per garantire una user experience accettabile e un’autonomia soddisfacente. Il problema è che, per via della natura “open” di Android, il sistema di gestione dei consumi può essere personalizzato – se così possiamo dire – da parte degli OEM.

Questo, in alcuni casi – i colleghi di AndroidPolice hanno fatto un ottimo lavoro di ricerca con dati e informazioni provenienti da sviluppatori di terze parti -, può portare a risultati piuttosto spiacevoli su smartphone OnePlus, Xiaomi, Huawei e Samsung. Inoltre, come si può vedere dalla classifica realizzata dal sito Don’t kill my app!, questi OEM rappresentano quelli con il sistema di gestione più aggressivo per quanto riguarda i consumi.

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Cosa può fare Google a riguardo?

Gli utenti Android guardano ovviamente a Google come unico player in grado di risolvere la situazione una volta per tutte. Con la grande mole di personalizzazioni presenti sul mercato – One UI, OxygenOS, MIUI, EMUI, Colors OS e tante altre – e i vari sistemi di gestione dei consumi supplementari a quello già disponibile su Android “stock”, dovrebbero essere gestiti in maniera migliore, avendo come primo obbiettivo quello di preservare l’esperienza utente – che senso ha avere 1 ora in più di schermo attivo se le notifiche arrivano con 15 minuti di ritardo? – bilanciando correttamente autonomia e usabilità degli smartphone.

Che idea avete di questa situazione? Vi è mai capitato di ricevere notifiche in ritardo per via di una gestione troppo aggressiva dei consumi? Fatecelo sapere nei commenti qui in basso.