Netflix ha appena aperto i battenti in Italia e il CEO e co-fondatore Reed Hastings si racconta a Repubblica, tra passato, presente e futuro della piattaforma destinata a rivoluzionare il modo in cui fruiremo di contenuti multimediali.

Hastings racconta che i primi anni sono stati difficili, in particolare il 1999 quando Netflix si stava espandendo ma perdeva soldi. Le banche chiusero i rubinetti e Hastings fu così abile da racimolare cinque milioni di dollari in sole tre settimane, salvando la società da un tracollo finanziario.

Fino a qualche anno fa Netflix non aveva abbastanza potere contrattuale da potersi permettere di trattenere troppo a lungo alcune esclusive e, come nel caso di House of Cards, ha ceduto i diritti a Sky, con la quale però i rapporti sono amichevoli. Tra i maggiori rimpianti di Hastings c’è quello di non aver iniziato prima la produzione di serie TV e film, scelta dettata da un’eccessiva prudenza.

Ora invece Netflix ha iniziato a produrre in proprio le serie TV, venti quest’anno e trenta il prossimo, tutte disponibili in esclusiva su Netflix. A questo proposito va segnalata l’iniziativa di trasmettere in contemporanea alcuni film al cinema e sulla propria piattaforma, scelta condivisa da molti ma boicottata da alcuni cinema.


Attualmente i margini di guadagno della piattaforma sono minimi, ma questo non preoccupa né gli investitori che hanno messo a disposizione 50 miliardi di dollari, né Hastings, che garantisce che gli utili arriveranno già nel 2017. Essendo partita da molti anni in America, la piattaforma Netflix è ovviamente sbilanciata, con 43 milioni di abbonati negli USA e 26 milioni nel resto del mondo, ma tra un paio d’anni la situazione dovrebbe capovolgersi, con l’80% degli abbonati che risiederanno al di fuori degli USA.

Secondo Hasting, infine, la televisione tradizionale è destinata a sparire entro i prossimi dieci-venti anni per essere sostituita dai servizi di streaming, in grado di offrire contenuti in altissima definizione a costi nettamente inferiori a quelli necessari con le comuni trasmissioni satellitari. Netflix non sembra però intenzionata ad abbandonare il settore dell’intrattenimento per entrare nel mondo dello sport, news e spettacolo.

Saranno le varie testate giornalistiche a creare i propri servizi attravrso cui proporre contenuti esclusivi non accessibili altrimenti. Aspettiamoci quindi che la UEFA produca le partite della Champions League e le proponga tramite una propria piattaforma di streaming o che i maggiori quotidiani nazionali trasmettano i propri telegiornali.

Via