Pare che il Governo stia valutando l’ipotesi di inserire nella legge di bilancio una tassa sulle SIM telefoniche per i clienti con contratto business.

Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl, ha spiegato che “si va profilando nella Manovra finanziaria una nuova tassa sulle sim card che va a colpire il mercato business delle piccole, medie e grandi aziende”, misura che ritiene sbagliata, in quanto il settore delle telecomunicazioni dovrebbe essere sostenuto con ingenti investimenti, essendo fondamentale per il rilancio dell’economia del Paese e non di certo tassato.

Secondo il sindacalista, la nuova tassa (pari a 13 euro da pagare per ogni nuova SIM business) dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa un miliardo di euro, aumentando i costi per le imprese e con il rischio di diminuire i ricavi per le aziende che operano nel settore delle telecomunicazioni.

Secondo il Governo, per controbilanciare tale nuovo balzello, vi sarebbe l’ipotesi di eliminare la tassa di concessione governativa, spesso pagata direttamente dall’operatore telefonico.

Anche Fabrizio Solari, segretario della Slc Cgil, si è detto contrario all’ipotesi che venga introdotta tale nuova tassazione, in quanto rischia di ritardare lo sviluppo dell’Italia.

Contraria a tale iniziativa si è detta anche Laura Castelli, Vice Ministro all’Economia, che ha precisato che “l’ipotesi di tassare le sim ricaricabili preoccupa molto sia noi 5 stelle che le aziende di telecomunicazioni, nonché i consumatori, anche per il grave impatto che avrebbe sullo sviluppo del settore e sul livello occupazionale”.

Infine, un secco NO a qualsiasi ipotesi di tassazione sulle schede telefoniche ricaricabili è arrivato anche dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Tali critiche riusciranno a fare cambiare idea al Governo?

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