Nell’ambito di un’udienza presso il Senato degli Stati Uniti d’America, sei personaggi di spicco dell’intelligence USA si sono schierati in maniera decisa contro Huawei e ZTE, sconsigliando l’utilizzo degli smartphone dei due produttori cinesi. Questi ultimi rappresenterebbero “un rischio per la sicurezza nazionale“.
I sei personaggi in questione sono i direttori di altrettante importanti agenzie statunitensi, tra di essi ci sono infatti anche i capi di CIA, NSA e FBI. Il messaggio lanciato ufficialmente ai consumatori americani nel corso di un’udienza pubblica al Senato al cospetto della Intelligence Commission, è quello di evitare gli smartphone di Huawei e ZTE.
“Siamo profondamente preoccupati circa il rischio che qualsiasi compagnia o entità legata a governi stranieri che non condividono i nostri valori possa guadagnare posizioni di potere all’interno della nostra rete di telecomunicazioni”, ha dichiarato Chris Wray, direttore del Federal Bureau of Investigation, aggiungendo poi che “Tale posizione permette di esercitare pressione o controllo sulla nostra infrastruttura e offre la possibilità di condurre campagne di spionaggio non rilevabili“.
Sulla stessa lunghezza d’onda si sono espressi anche i direttori delle altre agenzie, condividendo quindi l’idea secondo la quale sia preferibile evitare di correre il rischio che conseguirebbe alla diffusione sul mercato statunitense di prodotti facenti capo a brand eccessivamente vicini al governo cinese. A questo proposito il direttore della NSA, l’Ammiraglio Michael Rogers, ha dichiarato a sua volta: “Questa è una sfida che nel tempo non potrà che farsi più difficile, e non più facile, per tutti noi. Bisogna analizzare a lungo e a fondo aziende come queste.”
Huawei, come riporta la Cnbc, ha prontamente replicato alle insinuazioni mosse nei suoi confronti dai vertici dell’intelligence USA, mettendo in evidenza come l’utilizzo dei suoi prodotti non rappresenta un rischio maggiore per la cybersecurity rispetto a qualsiasi altro fornitore di ICT. Inoltre un portavoce del colosso cinese ha dichiarato: “Siamo al corrente di una serie di attività governative negli Usa volte a inibire le possibilità di business di Huawei sul mercato statunitense. I governi e i consumatori di 170 paesi nel mondo si fidano di Huawei; non poniamo un rischio di cybersicurezza superiore a quello di qualsiasi altro produttore, considerato che (con i nostri concorrenti) condividiamo capacità di produzione e catene di fornitura globali.”
In sostanza i direttori delle agenzie di intelligence statunitensi temono che i device delle aziende cinesi, in questo caso Huawei e ZTE, possano essere sfruttati dai servizi segreti di Pechino per condurre operazioni di spionaggio. Tornando con la memoria alle rivelazioni di WikiLeaks ed allo scandalo Datagate, verrebbe da dire che l’intelligence americana sappia esattamente di cosa sta parlando. Come dimenticare, ad esempio, il progetto PRISM della NSA, o ancora l’arsenale di malware a disposizione della CIA.
Tornando a noi, comunque, è impossibile non riconoscere come la sfiducia manifestata dal governo degli USA nei confronti dei produttori cinesi di smartphone abbia già prodotto degli effetti concreti. Emblematico in tal senso è il caso di Huawei, che in occasione del CES 2018 avrebbe dovuto dare l’annuncio la partnership con AT&T, grazie alla quale sarebbe stata avviata la commercializzazione del flagship Mate 10 Pro sul mercato USA. Ebbene ciò non è poi avvenuto, perché il noto operatore all’ultimo minuto ha deciso di tirarsi indietro. In occasione della fiera di Las Vegas, nel corso di un evento minore, con cui Huawei ha comunque annunciato l’arrivo dello smartphone negli Stati Uniti, il CEO dell’azienda Richard Yu non ha di certo celato il suo malumore circa la mancata conclusione del suddetto accordo. Poco prima della conclusione della conferenza stampa, lo stesso Richard Yu ha tenuto un breve intervento a braccio, in cui ha dichiarato: “Negli anni ci siamo guadagnati la fiducia degli operatori cinesi, quella dei mercati emergenti… Abbiamo guadagnato la fiducia degli operatori globali, di tutti gli operatori europei e giapponesi. Serviamo più di 70 milioni di persone al mondo. Abbiamo dato prova della nostra qualità. Abbiamo dato prova dei nostri standard nella protezione della privacy e della sicurezza.”
Queste sono, dunque, le posizioni delle parti interessate. Non vi resta che continuare a seguirci per scoprire eventuali ulteriori sviluppi della vicenda.