In occasione del verdetto che sembrava aver posto definitivamente fine alla lunga diatriba tra Oracle e Google, in merito alle accuse di uso illegale del codice di Java, la compagnia di Larry Ellison aveva annunciato un nuovo ricorso e puntualmente ha mantenuto la parola data.

Venerdì scorso è stato infatti presentata domanda di appello presso una Corte di Appello Federale degli Stati Uniti, riaprendo un nuovo capitolo di quella che sembra essere una storia davvero infinita. Ricordiamo sostanzialmente che Oracle accusa Google di aver copiato il codice delle API Java infrangendo la proprietà intellettuale di Oracle senza aver pagato un solo centesimo di royalty.

Il caso dunque riprende esattamente da dove era stato interrotto, con la società di Larry Ellison inviperita per non essere riuscita a ottenere il risarcimento sperato che era stato quantificato in circa 9 miliardi di dollari. Nella documentazione prodotta alla nuova Corte di Appello, Oracle accusa senza mezzi termini Google di plagio:

Il comportamento di Google in questo caso è l’equivalente software del classico utilizzo non etico. Google ha copiato migliaia di linee di codice protetto dalla piattaforma Java di Oracle. Google conferma di aver usato quel codice nella piattaforma concorrente Android per quelli che la Corte ha chiarito essere un uso commerciale. E Google ha intascato miliardi di dollari lasciando la versione Java di Oracle in una situazione compromessa.”

Niente di nuovo dunque da parte di Oracle che continua con la propria linea che finora non si è dimostrata vincente e che ha fatto solamente la fortuna degli studi legali incaricati. In occasione della recente sentenza in favore di Google il giudice Alsup aveva dichiarato che Google aveva rispettato i quattro punti fondamentali dell’uso etico del codice Java: il tipo di utilizzo, la natura del lavoro protetto da copyright, la porzione di codice copiato e gli effetti sul potenziale mercato.

Nei prossimi mesi Google dovrà fornire risposta alle nuove accuse di Oracle e per il momento non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale.