«I bambini meritano un’infanzia digitale sicura». Con queste parole Caroline Stage Olsen, Ministra per la Digitalizzazione della Danimarca, ha commentato l’introduzione da parte della Commissione Europea della nuova app sperimentale per la verifica dell’età online dei minori che intendono accedere e utilizzare app e servizi digitali.
L’iniziativa, in linea con il Digital Services Act, ha l’obiettivo di tutelare i giovani da contenuti e comportamenti potenzialmente dannosi garantendo loro un accesso sicuro alle opportunità del mondo online, come l’apprendimento, la creatività e la comunicazione. Una soluzione che non demonizza il digitale ma cerca di ridurne i rischi senza sacrificare anche i benefici.
Come funziona il prototipo dell’app di verifica dell’età
Alla fine dello scorso anno l’Unione Europea aveva annunciato l’avvio di un’indagine su Meta in quanto sospettava che il colosso statunitense non stesse facendo abbastanza per tutelare i minori che utilizzano Facebook e Instagram. Ora, in un contesto più generale di presa di coscienza del problema dell’impatto delle tecnologie digitali sullo sviluppo dei minori, l’UE è intervenuta con l’introduzione sia di un prototipo di applicazione per la verifica dell’età per l’accesso ai servizi digitali, sia gli orientamenti sulla protezione dei minori.
La nuova applicazione si inserisce nell’ambito del Digital Services Act, il regolamento che impone obblighi specifici alle piattaforme digitali, in particolare a quelle di grandi dimensioni, affinché adottino misure concrete per ridurre i rischi legati all’esposizione dei minori. In questo contesto, l’UE propone uno strumento tecnologico avanzato e rispettoso della privacy, la cui sperimentazione è stata avviata già da fine giugno in diversi Paesi, tra cui Francia, Spagna, Grecia, Danimarca e anche l’Italia.
Il prototipo, pensato come modello di riferimento per la verifica dell’età, consente agli utenti di dimostrare di avere più di 18 anni senza dover comunicare la propria data di nascita o altre informazioni personali. Il funzionamento prevede che un ente autorizzato verifichi i dati dell’utente, mentre la piattaforma riceve soltanto una conferma anonima del superamento della soglia d’età. La verifica e l’uso del certificato sono gestiti da soggetti distinti, impedendo qualsiasi forma di tracciamento tra servizi diversi. Ogni verifica potrà essere utilizzata una sola volta, e nessuno potrà ricostruire i contenuti consultati dall’utente.
Gli Stati membri potranno personalizzare l’interfaccia grafica e i contenuti in base alla propria lingua o identità visiva, ma non potranno modificare le componenti tecniche legate alla protezione dei dati.
Il futuro dell’app di verifica e le linee guida sulla protezione dei minori
Questo sistema è già stato progettato per essere compatibile con il futuro portafoglio europeo di identità digitale (eID), atteso entro la fine del 2026. L’app sperimentale potrà quindi essere integrata in modo nativo nei servizi digitali futuri, ma già oggi rappresenta una soluzione concreta per piattaforme che devono verificare l’età dei propri utenti in modo affidabile e non invasivo.
Oltre allo sviluppo dell’applicazione, la Commissione ha pubblicato nuove linee guida sulla protezione dei minori, elaborate attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto esperti, associazioni, istituzioni e anche i giovani stessi. Gli orientamenti offrono una serie di raccomandazioni per affrontare le principali criticità riscontrate nelle piattaforme digitali frequentate dai minori.
Tra le misure suggerite, viene raccomandata la disattivazione di funzionalità che stimolano un uso compulsivo dei servizi online, come gli scroll infiniti di contenuti o le conferme di lettura nei messaggi. Per prevenire episodi di cyberbullismo, si invita a garantire ai minori la possibilità di bloccare utenti, disattivare i gruppi a cui sono stati aggiunti e impedire il salvataggio o la diffusione di screenshot dei contenuti da loro pubblicati.
Le piattaforme sono incoraggiate a dare più controllo agli utenti sui contenuti raccomandati, riducendo la dipendenza dagli algoritmi basati sul tracciamento del comportamento. Se un minore segnala di non voler visualizzare un certo tipo di contenuto, questo non dovrebbe più essergli suggerito. Infine, si suggerisce che gli account dei minori siano impostati come privati in modo predefinito, per ridurre il rischio di contatti indesiderati da parte di sconosciuti.