Sono ormai diversi anni, oltre cinque, che Samsung ha stabilizzato la capacità massima delle batterie dei suoi smartphone di fascia alta attorno ai 5.000 mAh, e questo vale anche per i modelli Ultra della serie Galaxy S, compreso il più recente Galaxy S25 Ultra.

Una scelta che, soprattutto a confronto con quanto stanno facendo molti brand cinesi (che spingono sempre più spesso verso batterie da 6.000 mAh o addirittura oltre), potrebbe sembrare una sorta di immobilismo progettuale; in realtà, come spesso accade nel mondo della tecnologia, le cose sono molto più complesse di quanto possano sembrare a un primo sguardo.

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Dietro le scelte di Samsung sulle batterie ci sono normative stringenti

A spiegare il perché di questa apparente stasi è stato il noto leaker UniverseIce, da anni fonte attendibile di dettagli sulle strategie hardware di Samsung. Il nodo della questione non è solo legato a vincoli ingegneristici o a considerazioni economiche, bensì a una precisa necessità di rispettare le rigide normative internazionali sul trasporto delle batterie agli ioni di litio, in particolare negli Stati Uniti e in Europa.

Negli USA infatti, la normativa 49 CFR 173.185 pone un limite ben preciso alle batterie che possono essere trasportate senza restrizioni, esse non devono superare i 20 Wh di capacità; una cifra che, tradotta nel linguaggio più comune e familiare dei mAh equivale (in presenza di una tensione di 2,88 V come nel caso della maggior parte delle batterie per smartphone) a circa 5.000 mAh, o più precisamente a 19,4 Wh.

Tanto per dare un’idea, le batterie dei principali competitor ai attestano tutte su valori simili: Apple 17,87 Wh, Google 19,68 Wh, Sony 19,25 Wh e Motorola 20 Wh.

A fare eccezione è OnePlus, che in un recente modello ha adottato una batteria da 6.00 mAh (pari a 23,22 Wh), ma aggirando il limite grazie a una struttura a doppia cella: un trucco tecnico che consente di mantenere ogni singola cella sotto la soglia dei 20 Wh, tuttavia questo approccio non è esente da compromessi.

Come se non bastasse, anche le normative europee impongono restrizioni simili, la combinazione di vincoli tra Stati Uniti e Unione Europea costringe quindi aziende globali come Samsung a fare scelte conservative per evitare complicazioni logistiche, legali e di certificazione.

Per questo motivo il colosso coreano preferisce attenersi a batterie standardizzate attorno ai 5.000 mAh per tutti i suoi modelli principali, assicurandosi che lo stesso dispositivo possa essere distribuito senza problemi in decine di mercati, inclusi quelli con le regole più stringenti.

Al contrario, molti marchi cinesi che non vendono i loro smartphone negli USA, e in alcuni casi solo marginalmente in Europa, possono permettersi una maggiore libertà nella scelta delle batterie; non a caso, spesso i modelli destinati alla Cina o al sud est asiatico vantano capacità più generose rispetto alle versioni europee degli stessi dispositivi.

Tornando al caso OnePlus e al suo design a doppia cella, va detto che questa soluzione non è così facilmente implementabile per un brand come Samsung, che punta molto sulla compatibilità con lo standard USB Power Delivery e su un’esperienza di ricarica uniforme e ottimizzata in tutto il mondo; la presenza di due celle può infatti complicare la gestione termica, la circuiteria e i protocolli di ricarica rapida, portando potenziali problemi di efficienza, costi di produzione e interoperabilità con accessori di terze parti.

In definitiva, se vi stavate chiedendo perché il vostro nuovo Samsung Galaxy S25 Ultra ha ancora una batteria ferma a 5.000 mAh, la risposta non è tanto legata a una mancanza di innovazione, quanto piuttosto alla necessità di rispettare le leggi vigenti nei principali mercati mondiali.

Samsung, come pochi altri brand, deve infatti progettare i propri dispositivi pensando a una distribuzione globale, e questo comporta inevitabilmente dei compromessi anche su aspetti apparentemente banali come la capacità della batteria.