Com’è ormai noto, il momento per le criptovalute non è esaltante. Nonostante la notevole resistenza di un Bitcoin che ha saputo riprendersi con vigore dalle perdite accumulate nel corso del crypto winter, i tanti scandali che hanno interessato il settore, a partire dai crac di Terra (LUNA) e FTX, con relative vicende giudiziarie, hanno spinto molti investitori a defilarsi in attesa di tempi migliori.
Un atteggiamento che, però, non è stato condiviso da alcune grandi realtà, le quali sembrano anzi aver rafforzato il proprio interesse nei confronti dell’innovazione finanziaria, avendo evidentemente ravvisato nella stessa le condizioni per ottimi affari. Tra quelle che stanno mostrando un attivismo sempre più pronunciato, nel corso degli ultimi tempi, una menzione di merito spetta a Google. Vediamo perché.
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La partnership tra Google e Voltage
Il passato primo giorno di giugno, Google ha annunciato il varo di una collaborazione con Voltage, una realtà che fornisce servizi a società attive nei pagamenti, a partire da quelle finanziarie le quali operano nel settore fintech e che hanno necessità di soluzioni in grado di garantire reali risparmi sui costi di trasferimento del denaro e sui pagamenti transfrontalieri, oppure di aiutare le soluzioni di micropagamento online.
In particolare, proprio Voltage è un fornitore di Lightning as a Service (LaaS), un servizio che è stato lanciato nel corso del 2020 e il quale rende possibile avere un proprio nodo Lighting Network senza doverlo creare e gestire, ma soprattutto in grado di permettere il regolamento dei pagamenti in tempo reale con commissioni prossime allo zero. Proprio per quanto concerne le microtransazioni, considerate un ottimo mezzo per la fidelizzazione della clientela e la riduzione dei costi di acquisizione della stessa, occorre sottolineare come con altri sistemi di pagamento siano gravate da una serie di problemi di non poco conto, a partire dai costi relativamente elevati.
La collaborazione tra Voltage e Google Cloud affida alla prima le basi per espandere i provider e le sedi di hosting del suo servizio LaaS. I suoi clienti, infatti, sono ora in grado di creare nodi Bitcoin e Lightning su Google Cloud, in diverse località sparse in ogni parte del globo.
La spiegazione di questa partnership è stata fornita da Google proprio nella parte finale del suo comunicato, in cui l’azienda ha spiegato: “Google Cloud è all’avanguardia nel supportare criptovalute come Bitcoin. Ha mostrato dedizione a questa nuova tecnologia e sta aiutando a portarla a un pubblico globale, essendo anche leader nelle tecnologie native del cloud come Kubernetes che Voltage può sfruttare per scalare facilmente la sua piattaforma. Utilizzando Google Cloud, Voltage può soddisfare i complessi requisiti richiesti dall’adozione aziendale.”
Occorre sottolineare questo passaggio proprio in quanto sembra rappresentare una vera e propria adesione all’ideologia Bitcoin. Tanto da spingere qualche osservatore a rilanciare una tesi suggestiva, quella di una svolta in direzione delle criptovalute anche da parte di Alphabet, ovvero la casa madre di Google. Ove ciò avvenisse, il vecchio sogno degli evangelisti di BTC, l’adozione globale degli asset virtuali, si avvicinerebbe a passi giganteschi.
Google Play accetterà gli NFT all’interno dei wallet
La seconda grande novità nei rapporti tra Google e settore crypto è quella relativa alla decisione da parte dell’azienda di accettare gli NFT (Non Fungible Token) all’interno dei propri wallet su Google Play, la piattaforma aziendale sulla quale sono distribuite le app per Android.
Si tratta di un passo di notevole portata, se si considera come, in linea con quanto accadeva presso l’Apple Store, le regole in vigore sino a non molto tempo fa negavano agli sviluppatori di app la possibile integrazione di servizi crypto che non fossero quelli forniti dagli operatori del settore, ad esempio gli exchange.
La novità è stata annunciata nella giornata di ieri con un articolo pubblicato sul blog degli sviluppatori di Android e anche in questo caso sembra segnare in notevole cambio di passo nei rapporti tra Google e criptovalute, anche se particolari come quelle collegate agli NFT.
Il nuovo rapporto delineato per effetto di questa decisione è stato così spiegato dall’azienda: “Poiché la tecnologia blockchain continua ad evolversi, mantenere la fiducia degli utenti è fondamentale. Nell’ambito dell’aggiornamento delle norme, richiediamo che le app siano trasparenti in merito alle risorse digitali tokenizzate. Ad esempio, se un’app o un gioco vende o consente agli utenti di guadagnare risorse digitali tokenizzate, gli sviluppatori devono dichiararlo apertamente. E mentre le risorse tokenizzate hanno lo scopo di creare esperienze più ricche e coinvolgenti, come ulteriore protezione per l’utente, gli sviluppatori non possono promuovere o rendere glamour alcun potenziale guadagno derivante da attività di gioco o di scambio.”
Un approccio quindi non certo dirompente, ma comunque pragmatico, tale da spingere molti a porsi una precisa domanda: cosa sta accadendo dalle parti di Google? Una domanda di non poco conto, soprattutto alla luce del fatto che la crisi in atto nel mondo delle criptovalute sembra sul punto di lasciare spazio alla tanto attesa schiarita. Una nuova fase in cui alcune grandi aziende sembrano assolutamente intenzionate a non lasciarsi sfuggire l’occasione per lo sviluppo di nuove opportunità di guadagno.
Google: cosa potrebbe accadere ora
Come è facile immaginare, le recenti novità e l’attivismo messo in mostra da Google hanno scatenato l’entusiasmo di un gran numero di sostenitori della scena crittografica. Un atteggiamento del resto comprensibile, alla luce dei tanti timori diffusi dal vero e proprio crollo di cui è stato oggetto il settore in quello che è stato indicato come crypto winter.
Se da più parti si era data per scontata la fine dell’avventura iniziata con il white paper di Bitcoin, gli osservatori più accorti avevano dal canto loro salutato con soddisfazione il ridimensionamento di cui è stato oggetto il mondo dell’innovazione finanziaria. Il suo gonfiarsi con il tempo, in effetti, era stato indicato alla stregua di una bolla finanziaria, simile a quella che salutò le cosiddette dot.com all’inizio del millennio.
Anche allora il mercato si era ritrovato in preda ad una febbre la quale aveva fatto da preludio al preventivato crollo. Un crollo dal quale, però, si erano salvate le realtà più solide e attrezzate, a partire da quell’Amazon che è poi diventata il gigante globale che conosciamo.
Lo stesso percorso potrebbe ora interessare l’universo delle criptovalute. Le realtà meno attrezzate potrebbero cioè sparire presto (e del resto di molte già non si sente più parlare), lasciando spazio a Bitcoin e altre realtà fornite di spalle sufficientemente larghe non solo per reggere la sfida dell’innovazione finanziaria, ma anche per condurre il preventivato attacco contro la finanza tradizionale.
Un attacco nel quale il settore potrebbe contare proprio sull’appoggio di Google e altre aziende che hanno ravvisato nelle criptovalute una reale occasione di espansione del proprio giro di affari. Tra i campi in cui tale appoggio potrebbe rivelarsi proficuo si parla molto in queste ore, proprio alla luce dell’annuncio relativo agli NFT, è quello del cosiddetto Play-to-Earn, ovvero l’offerta di giochi che permettono agli utenti di guadagnare durante il loro svolgimento. Ma l’ipotesi che ha iniziato a circolare nel corso delle ultime ore è in effetti molto più suggestiva.
Il mercato dei giochi è in effetti molto grande. Le mire di Google, però, potrebbero esserlo anche di più. La caduta delle barriere che impediscono l’interoperabilità tra app e portafogli elettronici, di qualsiasi genere siano gli stessi, potrebbe in effetti comportare il passaggio dagli NFT ai token fungibili nel settore dei giochi. Un passaggio in cui proprio Big G potrebbe assumere un ruolo dominante, aprendo la strada ad una nuova crisi con il mondo politico, simile a quella di cui è stata protagonista Facebook.