Che un colosso del settore tecnologico come Google finisca dinanzi ad un giudice non è certo una novità e che ciò avvenga per questioni legate a brevetti è talmente comune da poter risultare quasi banale, l’accusa questa volta proviene dalla Purdue Research Foundation della Purdue University.

La tecnologia brevettata e l’accusa contro Google

Davanti alla corte federale del Texas, Google LLC viene accusata di aver violato un brevetto pubblicato della fondazione di ricerca della Purdue — a questo link ne trovate il testo integrale — che descrive un sistema per rilevare errori di assorbimento di energia chiamati “power bugs” o, per usare la terminologia di Big G, “wake lock” (richieste poco precise di app per impedire lo stato di sospensione).

In sintesi, secondo la Purdue Research Foundation, una parte del software di Android per eliminare tali errori di programmazione negli smartphone copierebbe senza diritto parti di una sua precedente invenzione (brevettata). Nello specifico, tali violazioni potrebbero essere trovate in “Lint“, un noto strumento di scansione del codice incluso nell’ambiente di sviluppo integrato di Android Studio (proprio nei giorni scorsi vi abbiamo parlato di tutte le novità della nuova versione Bumblebee).

Sulla base di queste accuse, la fondazione ha chiesto alla U.S. District Court for the Western District of Texas di condannare Google al pagamento delle royalty e di una somma di denaro non precisata per il risarcimento dei danni derivanti dalla violazione.

La posizione della fondazione e la risposta di Google

Secondo l’accusa, due professori e due studenti dell’università avente sede a West Lafayette (Indiana) sarebbero gli inventori della tecnologia descritta. La storia impone di tornare indietro di diversi anni, la fondazione prosegue infatti rimarcando come, in seguito alla pubblicazione di un articolo sul tema da parte di un ingegnere di Google in un forum Android nel mese di giugno del 2012, un altro ingegnere della casa di Mountain View avrebbe trovato e incorporato il codice in questione nel software Android.

Uno script per il rilevamento di wake lock per Lint era stato presentato per essere approvato nell’Android Open Source Project gerrit a luglio ed era confluito nella base repository a dicembre. La richiesta di brevetto della Purdue Research Foundation, invece, venne inoltrata verso la fine del mese di giugno del 2013.

Il brevetto in argomento è stato riconosciuto alla Purdue nel 2019 e l’università avrebbe notificato a Google la violazione già lo scorso mese di agosto, ma Big G avrebbe ignorato il tutto continuando ad usare il codice brevettato.

In un comunicato diramato mercoledì, un portavoce della Purdue riferisce che la fondazione di ricerca ha provato ad organizzare un meeting con Google per settimane, ma il gigante californiano non avrebbe accettato “condizioni ragionevoli” per un incontro. La violazione di Google sarebbe comunque ben più vasta e toccherebbe anche altri brevetti della Purdue, tanto che il portavoce dell’università parla di una rettifica all’accusa nel caso in cui Big G continuasse a rifiutare la negoziazione di un accordo di licenza.

La risposta di Google è arrivata nella giornata di mercoledì ed è stata affidata alle parole del portavoce José Castañeda, secondo il quale Big G svilupperebbe i propri prodotti in maniera del tutto indipendente, starebbe prendendo visione delle accuse e si starebbe preparando a difendersi con forza.

Resta da capire: in primis, che tipo di danni la fondazione abbia effettivamente subito e di quale risarcimento possa avere diritto, visto che Lint è uno strumento gratuito a disposizione degli sviluppatori Android; in secondo luogo, in che modo Google articolerà la propria difesa.

Infine, una nota tecnica: il caso è “Purdue Research Foundation v. Google LLC, U.S. District Court for the Western District of Texas, No. 6:22-cv-00119“. Per la Purdue: Michael Shore e Alfonso Chan di Shore Chan, Mark Siegmund di Steckler Wayne Cochran Cherry. Per Google: n/a. I più curiosi possono leggere il testo integrale dell’accusa a questo link.

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