La notizia era nell’aria da tempo e la presentazione di oggi di Huawei Mate 30 e Huawei Mate 30 Pro ha confermato l’assenza dei servizi Google sui nuovi smartphone Huawei. Ovviamente il colosso cinese non si è fatto trovare impreparato e ha annunciato la soluzione, da tempo presente sul mercato: Huawei Mobile Services.

In attesa di capire se e come potrà essere risolto il blocco imposto dagli USA che in sostanza impedisce a Huawei di utilizzare tecnologia americana, Huawei ha dunque installato i propri servizi sui nuovi smartphone, con tanto di AppGallery, l’applicazione destinata a sostituire il Play Store.

Resta però un problema, alla cui soluzione dovranno partecipare gli sviluppatori. I Play Services di Google si occupano di molte funzioni “nascoste” quali la gestione delle notifiche push, le mappe e la sicurezza. La maggior parte delle app commerciali si appoggia a questi servizi per funzionare correttamente, basti pensare a WhatsApp, Facebook, Instagram e compagnia bella.

Tutto questo è già disponibile con Huawei Mobile Services, che offre notifiche, servizi di localizzazione, giochi e gestione del cloud, basta solo la buona volontà degli sviluppatori, cui spetta il compito di aggiungere il supporto ai servizi Huawei.

Per riuscire nel proprio intendo di espandere i propri servizi anche al di fuori della Cina, Huawei ha pronto un piano di incentivi davvero faraonico. Si chiama HMS Ecosystem Incentive Program e grazie a fondo di un miliardo di dollari. Sul palco di Monaco di Baviera Richard Yu ha ricordato che le commissioni per gli sviluppatori che pubblicano su AppGallery sono pari all’85%, contro il 70% offerto dagli store di Google e Apple.

Il CEO del Business Consumer Group ha confermato che non sarà possibile installare i Google Play Services direttamente da AppGallery, ma sarà comunque possibile ottenerli grazie al sideload, che permetterà di avere la stessa esperienza d’uso rispetto ai modelli precedenti. Per questo motivo Huawei sta valutando la possibilità di tornare a consentire lo sblocco del bootloader, aprendo dunque alla comunità degli sviluppatori che potrebbe giungere in soccorso di Huawei con le custom ROM.

Richard Yu si dichiara dispiaciuto della scelta di abbandonare parte dell’ecosistema Google, e parla delle possibili ripercussioni sulle vendite:

Non volevamo arrivare a questo. In passato non lo abbiamo mai fatti, ma siamo stati costretti. Il governo USA ci ha portati a questo e non abbiamo avuto alternative. Google e le altre compagnie americane sanno che siamo stati costretti. In Cina ci aspettiamo una grande crescita ma nei mercati occidentali potremmo avere un calo delle vendite. Dopo il ban di maggio, abbiamo visto una grossa contrazione delle vendite, ma il rimbalzo è stato veloce e pensiamo di poter vendere oltre 20 milioni dei nuovi smartphone.

Ovviamente Huawei è già pronta nel caso il governo USA, in seguito ad accordi commerciali con quello cinese, decidesse di rimuovere il ban. È pronta infatti l’infrastruttura per rilasciare un aggiornamento OTA sui dispositivi della serie Mate 30 per installare tutti i servizi Google.