Si fa sempre più intricata la questione legata al ban di Huawei negli USA, in seguito all’ordine esecutivo firmato dal presidente Trump il mese scorso. Il colosso cinese sta cercando un’alternativa ad Android, dopo essere stata “scaricata” da Google e sembra avere pronte almeno due alternative.

HongMeng OS pronto a ottobre

Huawei sembra essere pronta al lancio del proprio sistema operativo, al quale starebbe lavorando dal lontano 2012, e potrebbe farlo debuttare nel mese di ottobre. Lo afferma l’analista cinese Guo Mingxi, che si sbilancia ulteriormente affermando che le vendite per il 2019 arriveranno a 225 milioni di smartphone.

A quanto pare il sistema operativo potrebbe essere lanciato con i dispositivi di fascia bassa, visto che non sarebbe in grado di garantire un ecosistema di applicazioni sufficientemente evoluto da soddisfare le esigenze delle altre fasce di mercato. Secondo i report più recenti, il nuovo sistema sarebbe lanciato anche in Europa, ma solo nei mercati dell’Europa dell’est, oltre che in alcuni mercati emergenti.

A tale proposito il colosso cinese ha chiesto la registrazione del marchio Hongmeng in Perù, un paese nel quale Huawei ha una forte presenza con oltre 5,5 milioni di smartphone su una popolazione di poco più di 30 milioni di abitanti. Indecopi, l’agenzia anti-trust peruviana, ha tuttavia richiesto documentazione aggiuntiva, che dovrà essere fornita da Huawei entro nove mesi.

Resta da chiarire il nodo della compatibilità con Android, di vitale importanza per dare a HongMeng OS un minimo di speranza, dopo che in passato colossi come Samsung e Microsoft avevano fallito nel tentativo di spezzare il duopolio Android/iOS.

1 miliardo di dollari da Verizon

Nel mese di febbraio un dirigente dell’ufficio Proprietà Intellettuali di Huawei aveva contattato Verizon, noto operatore mobile USA, chiedendo il pagamento di oltre un miliardo di dollari per risolvere una questione legata ad alcuni brevetti.

Sarebbero oltre 230 le proprietà intellettuali in questione, riguardanti equipaggiamenti di rete e tecnologie relative all’infrastruttura dell’Internet of Things. I brevetti coprono inoltre dispositivi di rete realizzati da 20 fornitori di Verizon, tra cui alcune importanti compagnie americane, e dovrebbero essere proprio queste compagnie a risarcire Verizon per la cifra da corrispondere a Huawei.

Aurora OS, l’alternativa russa

Potrebbe però arrivare dalla Russia, e per gli Stati Uniti sarebbe un duro colpo, la soluzione ai problemi di Huawei. Nel corso del Forum Economico Internazionale, svoltosi la scorsa settimana a San Pietroburgo, Russia, Huawei ha siglato un accordo con l’operatore russo MTS per la realizzazione della rete 5G nel Paese.

L’accordo è stato siglato alla presenza del presidente russo Vladimir Putin e del presidente cinese Xi Jinping. Nel corso dell’incontro si sarebbe parlato anche della situazione legata a Huawei, che a quanto pare avrebbe iniziato dei dialoghi con Rostelecom, gestore russo, e Grigory Berezkin, miliardario russo che ha acquisito lo sviluppatore di Aurora OS, un sistema operativo mobile russo basato sul finlandese Sailfish OS.

Secondo quanto riporta la pubblicazione russa The Bell, Huawei avrebbe già iniziato i test di Aurora OS sui propri dispositivi e, come parte dell’accordo, starebbe valutando la possibilità di spostare la produzione di alcuni dei propri dispositivi in Russia, in particolare per la realizzazione di chip e software.

Le compagnie interessate non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito alla vicenda ma appare plausibile che Huawei stia valutando diverse alternative, da portare avanti anche nel caso dovesse decadere il ban negli Stati Uniti.

Per continuare a seguire gli sviluppi della vicenda vi invitiamo a consultare la nostra pagina speciale dedicata al ban Huawei negli USA, con aggiornamenti quotidiani sulla situazione.

Immagine di copertina Associated Press