I guai con la legge per Huawei sembrano non accennare a diminuire, con accuse che continuano a piovere da ogni parte del mondo.

Tutto è cominciato con le prime accuse di collaborazione segreta con il governo cinese, che ha portato dapprima al divieto di vendita dei dispositivi di Huawei negli Stati Uniti e successivamente all’arresto del CFO dell’azienda in Canada.

Il CFO, figlia del fondatore di Huawei stessa, rischia ora fino a 30 anni di prigione con l’accusa di aver fatto affari con l’Iran, violando le sanzioni che gli Stati Uniti avevano posto sul paese. Adesso è la volta di un altro esponente della compagnia, ossia il direttore di vendite della divisione polacca dell’azienda, Weijing W.

I dettagli dell’arresto sono ancora avvolti nel mistero, ma si parla di accuse di spionaggio in collaborazione con i servizi segreti cinesi. Oltre al direttore, di nazionalità cinese, è stato arrestato anche un ex agente della sicurezza internazionale, di nazionalità polacca.

Continuano ad inasprirsi, quindi, i rapporti tra Stati Uniti e Cina, nonostante l’ascesa incredibile di Huawei nel corso di questi ultimi anni. Ci sono state inoltre diverse speculazioni circa la presenza di software spyware nascosto nei dispositivi dell’azienda, atto a raccogliere dati non richiesti.

Nonostante ci siano state prove concrete di comunicazioni non richieste da parte di alcune applicazioni con server non meglio specificati, Huawei ha smorzato gli animi dichiarando che si tratta di raccolta di dati a fini di marketing e diagnostici.