Siamo sicuri che gran parte di coloro che leggono conosca il sistema di autenticazione a due fattori. Per gli altri ecco un riepilogo. In principio fu la password, la chiave segreta con cui aprire varie porte informatiche.

Con il proliferare dei servizi online e del valore delle informazioni in essi contenute però ci si è chiesti come accrescere il grado di sicurezza dell’identificazione. D’altronde molti utenti, a causa della tendenza a dimenticare le diverse chiavi di accesso, hanno via via ripiegato su password semplici divenute presto attrattive per i ladri della rete.

Così diverse realtà del settore hanno “costretto” gli utenti ad abbandonare password banali come nomecognome o simili con altre contenenti caratteri speciali, maiuscole, numeri. Infine si è giunti alla verifica in due passaggi, per dirla alla Google.

Il funzionamento è intuitivo: per ottenere il lasciapassare si deve fornire un elemento noto come la password e un elemento in nostro possesso, come può essere un codice inviato sullo smartphone. Le condizioni per accedere ai vari servizi di Big G diventano dunque più restrittive con un conseguente guadagno in sicurezza.

Google recentemente ha diffuso la percentuale di utenti che si avvalgono dell’autenticazione a due fattori, valore che non raggiunge il 10% del totale. Un dato se vogliamo sconfortante considerato che la procedura gioca a favore della nostra sicurezza e dei dati custoditi nei servizi Google, che sono molti e sensibili.

Speriamo che questo articolo costringa alla riflessione coloro che ancora non si avvalgono di tale sistema. In questo caso vi rimandiamo alla pagina allestita da Google che vi darà le indicazioni per valutare e attivare la verifica in due passaggi.

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