Sono passati quasi tre mesi dal verdetto con cui una giuria ha assolto Google in merito alla presunta violazione della licenza d’uso delle API Java, integrate da Big G all’interno di Android. Oracle aveva preannunciato il ricorso ad una corte federale, cosa che è puntualmente avvenuta oggi.

L’avvocato Annette Hurst, che rappresenta gli interessi di Oracle, fa riferimento in particolare al recente lancio di Google Play su Chrome OS; che permette di installare applicazioni Android sul sistema operativo destinato ad animare notebook e PC Desktop.

“Google ha sempre affermato di non volere danneggiare Java SE visto che il proprio sistema non era destinato all’utilizzo su notebook e desktop. La giuria è stata portata a credere questo ma ora Android è presente su notebook e desktop. È oltraggioso. Google ha mentito alla giuria. La corte non può accettare questo!”

 

Va detto che William Aslup, il giudice federale incaricato di seguire il caso, non è apparso particolarmente impressionato dall’affermazione di Annette Hurst e quindi dal nuovo attacco di Oracle nei confronti di Google. Dal canto suo il colosso di Mountain View afferma, attraverso il suo avvocato Christa Anderson, che Oracle è sempre stata a conoscenza dell’intenzione di portare Google Play su Chrome OS, tanto che la compagnia di Larry Ellison ha richiesto e ottenuto informazioni su ARC (App Runtime for Chrome).

Sembra dunque che la contesa, che va avanti da oltre cinque anni, non sia destinata a concludersi. Oracle potrebbe infatti decidere di aprire un nuovo contenzioso nei confronti di Google per infrazione di brevetti da parte di Chrome OS, facendo sostanzialmente ripartire tutto da zero.