Siamo abituati a usare cuffie che si collegano ai nostri smartphone e tablet con il jack da 3.5mm e che sfruttano la circuiteria interna al dispositivo per elaborare la musica. Ma se spostassimo quest’ultima parte nelle cuffie stesse e usassimo un attacco micro-USB?

Ecco nascere le Z:ero, cuffie che hanno conquistato IndieGoGo con una campagna di raccolta fondi e che ora stanno arrivando nelle mani dei sostenitori. Scopriamole insieme.

Design & Comfort

Le Z:ero sono cuffie “rivoluzionarie” dal punto di vista tecnico, ma decisamente tradizionali dal punto di vista del design. Disponibili sia in nero/rosso che in nero/oro, le cuffie hanno comunque un design che punta ad interessare un pubblico giovane, con linee morbide e colori appariscenti. Nel complesso il design è molto piacevole, minimale e moderno. Una nota ulteriore di colore è data dal cavo, che è colorato a doppia spirale: una rossa ed una argentata.

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Il comfort è nella media delle cuffie in-ear, con un po’ di fastidio che comincia a farsi sentire dopo un po’ di tempo che si indossano. Rispetto ad altri modelli recensiti in passato, comunque, le Z:ero si rivelano decisamente più comode da indossare anche per lunghi periodi.

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La qualità costruttiva appare ottima: il cavo appare resistente e durevole, mentre la plastica rigida di cui sono costituite le cuffie è di alta qualità.

La confezione è anche un comodo astuccio con tasca interna dove riporre le cuffie quando non in uso.

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Funzionalità

La “rivoluzione” delle Z:ero sta nel fatto che integrano un amplificatore e un DAC (entrambi prodotti da Wolfson) al loro interno, escludendo quindi quelli interni dello smartphone. Si tratta di una misura che cerca di migliorare la qualità dell’audio evitando che venga utilizzata la circuiteria interna dello smartphone dedicata all’audio, spesso di qualità bassa o mediocre.

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A causa dell’impiego dello standard micro-USB per la connessione con il telefono, le cuffie non sono compatibili con tutti gli smartphone: Zorloo segnala che sono compatibili con Samsung Galaxy S3/4/5 e Note 2/3/4/Edge, LG G2/3, Nexus 5, Sony Xperia Z1/2/3 e HTC One M7/M8. È probabile che siano compatibili anche con gli ultimi top di gamma, ovvero Galaxy S6, LG G4 e HTC One M9. Altri smartphone risulteranno compatibili (es. Acer Liquid S2, Sony Xperia E, Ulefone Be Touch), ma è necessario controllare se ci sia il supporto per USB OTG e USB Audio.

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La regolazione del volume avviene distintamente sullo smartphone e sulle cuffie per garantire la maggiore compatibilità possibile. La regolazione sulle cuffie non è precisissima e spesso è necessario intervenire regolando il volume sia sulle cuffie che sul telefono. I tasti del volume non fungono anche da tasti per muoversi tra le canzoni, come siamo ormai abituati a vedere su molte cuffie.

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Manca, purtroppo, un microfono per poter gestire anche le chiamate.

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Audio

Le cuffie hanno subito un rodaggio di circa 40 ore prima di essere recensite. Sono stati impiegati un Acer Liquid S2 e un PC come sorgenti, mentre i brani scelti per le prove sono sia in formato FLAC (44.1kHz/16 bit) che in formato MP3 (320kbps).

Il suono è dichiaratamente orientato verso un pubblico giovanile che ascolta musica pop, elettronica e rap: il risultato è un suono con un accento sui bassi e sugli alti, con medi arretrati. Non abbiamo certo una risposta in frequenza piatta e uniforme per tutte le frequenze ma, al contrario, abbiamo una forma «a V» della risposta che non piacerà affatto al pubblico più attento.

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I bassi sono molto potenti, ma sconfinano nei medi e risultano a volte eccessivi e invadenti, soprattutto quando sono già presenti molti bassi nell’incisione. Il fuoco si concentra inevitabilmente sui bassi, anche in brani in cui non dovrebbe affatto (es. la colonna sonora di Into the Wild realizzata da Eddie Vedder). Questo inficia l’ascolto corretto di molti brani in cui il fuoco dovrebbe invece essere sui medi.

Proprio i medi sono il punto debole delle Z:ero, poiché sono abbastanza confusi e piatti, spenti e attenuati – oltre che completamente sovrastati dai bassi.

Gli alti sono discreti, ma niente di più: non ci sono da segnalare né un particolare dettaglio né una particolare frizzantezza.

I bassi imperanti fanno sì che il suono appaia abbastanza cupo e chiuso, anche quando invece dovrebbe essere molto più aperto e brioso.

È sempre presente un fruscio di fondo che peggiora l’esperienza d’ascolto e che causa, purtroppo, grossi mal di testa se si indossano le cuffie per lungo tempo.

Analizziamo le cuffie con la scaletta di prova di cui trovate una raccolta di brani nel video qui sopra:

  • Classica: gli ottoni in Duel of the Fates sembrano spenti e smunti, mentre la scena sonora è completamente sballata. Non ci siamo.
  • Metal: se amate davvero molto i bassi, allora ascoltate Progeny dei Celtic Frost perché ne farete il pieno. I bassi sono così tanti da coprire praticamente tutto il resto. La stessa cosa succede in praticamente tutti gli altri brani. Alcuni colpi di batteria sono coperti dal basso in Freezing Moon dei Mayhem (che, peraltro, perde gran parte del “freddo” e del “gelo” che la caratterizzano). Divertente è anche Scavenger of Human Sorrow, con una quantità di bassi incredibile che la rende ancora più cupa ma meno tagliente, visto che le chitarre elettriche sono decisamente meno incisive.
  • Rock: il rock viene reso bene quando vengono resi bene i toni medi, e questo non è il caso. Con questa quantità di bassi la voce di Josh Homme dei Queens of the Stone Age perde gran parte della sua caratterizzazione, così come la chitarra di Jimmy Page sovrastata dal basso di John Paul Jones in Black Dog. Stranamente, Born to be wild non sembra influenzata grandemente dai bassi, ma risente delle carenze sui medi – esattamente come la voce di Clare Torry in The Great Gig in the Sky.
  • Trip-hop: sicuramente il trip-hop trae parziale giovamento dalla grande enfasi sui bassi delle Z:ero. Il giovamento è parziale perché mancano incisività e presenza nei medi e negli alti. Con questi due elementi in più sarebbe stata tutta un’altra storia.
  • Folk/Celtica: maggiori dettagli e medi più brillanti e presenti sono alcune delle mancanze che rendono le Z:ero inadatte all’ascolto di questo genere.
  • Elettronica: il genere che si rivela “vincitore” tra quelli selezionati per questa prova. Anche in questo caso i medi e gli alti sono in difetto, ma si ha sicuramente un effetto diverso rispetto al resto della scaletta.

In conclusione

Purtroppo le Z:ero sono cuffie mediocri che deludono in parte le attese: pur rimanendo cuffie più che buone per la fascia di prezzo in cui sono inserite, non riescono a dare quel qualcosa in più che il pubblico attento ad aspetti come l’amplificazione dedicata si aspetta. Zorloo paga molto il fatto di essere una startup senza accesso ai produttori OEM di fascia più elevata – per quanto questo sia comunque un prodotto rimarchevole, per essere il primo.

In definitiva, si tratta di cuffie di livello medio buone per un pubblico giovane e/o ascoltatore di musica elettronica o pop, ma sono (per ora) inferiori ad altre proposte nella stessa fascia di prezzo. Un nuovo modello con un driver completamente ridisegnato e prestazioni migliori è già in lavorazione e dovrebbe arrivare nel corso dei prossimi mesi.

Le cuffie sono ottime se volete ascoltare musica elettronica, hip-hop, rap o qualunque altro genere che richieda bassi corposi e medi non troppo accurati. Per gli altri generi, purtroppo, queste cuffie si rivelano inadatte ed è quindi preferibile optare per altre soluzioni.

Potete acquistare il vostro paio di Z:ero direttamente dalla pagina IndieGoGo del progetto.