Recensione Skullcandy Grind Wireless Skullcandy è più nota per i suoi prodotti economici destinati ai più giovani che per prodotti dalle spiccate qualità audio. Mentre la prima parte rimane vera, la seconda scricchiola un po’ quando si ha a che fare con le Skullcandy Grind Wireless, cuffie di tipo on-ear che puntano sì sui più giovani, ma non trascurano l’aspetto sonoro.

Design & comfort

Il design delle Skullcandy Grind Wireless è spiccatamente giovane, mantenendo però ugualmente un aspetto con elementi classici: la commistione tra plastica, metallo, finta pelle e tessuto è ben realizzata e i materiali si fondono per creare delle cuffie solide e resistenti. Skullcandy ha pensato di immettere sul mercato differenti colori, alcuni dei quali più tradizionali (nero, bianco con dettagli neri) e altri più particolari (nero e pelle naturale, blu, verde petrolio e marrone, grigio e scozzese rosso).

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Il sistema di allungamento dell’archetto è peculiare, dal momento che l’archetto metallico esce dai padiglioni. Questi sono realizzati in plastica opaca, robusta e resistente. La finta pelle posta sul lato superiore dell’unità ricevuta per la recensione si stacca dal metallo quando le cuffie vengono aperte: si sente distintamente l’adesivo che perde presa. Un difetto molto piccolo, in realtà, ma che indica una possibile area di miglioramento nell’assemblaggio.

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Il comfort è elevato, grazie all’imbottitura più che buona sia dell’archetto (particolare, perché divisa in destra e sinistra) che dei padiglioni. Contrariamente a quanto evidenziato da alcuni recensori esteri, non ho riscontrato problemi per quanto riguarda la pressione sulle orecchie e, anzi, questa mi è parsa fin bassa. Si possono indossare tranquillamente per un paio d’ore senza avvertire particolari fastidi, anche se un’imbottitura dell’archetto più morbida avrebbe sicuramente giovato.

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Le Skullcandy Grind Wireless non sono ripiegabili o comprimibili in alcun modo e risultano quindi un po’ scomode da riporre, ma le dimensioni complessive contenute le fanno entrare facilmente nella maggior parte degli zaini e delle borse.

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L’isolamento è di tipo passivo e, come spesso avviene nelle cuffie sovraurali, è insufficiente per coprire i rumori ambientali. Viaggiando sui mezzi pubblici non si nota quasi alcuna diminuzione del rumore esterno ed è necessario alzare notevolmente il volume per sentire la musica.

Funzionalità & Batteria

Il nome Skullcandy Grind Wireless fa intuire che queste cuffie si possano utilizzare (anche) senza cavi e questo è vero: sfruttano lo standard Bluetooth 4.0, così che sia possibile ascoltare musica con una qualità discreta e con consumi energetici ridotti. È però possibile anche ascoltare musica senza impiegare la batteria (a cuffie spente, quindi) semplicemente collegando un cavo.

I tasti di controllo sono posizionati sulla cuffia destra: abbiamo i tasti “+”, “O” e “-“, che corrispondono rispettivamente a vol+/avanti, play/pausa/rispondi/riaggancia, vol-/indietro. Il microfono non riesce a gestire le situazioni di forte rumore ambientale, ma oltre a questo è lo scarsissimo isolamento a rendere le chiamate difficili.

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L’autonomia è abbastanza bassa e si possono utilizzare le Skullcandy Grind Wireless per una dozzina di ore circa prima di doverle ricaricare: un po’ poco rispetto alla media di questo tipo di cuffie. Un difetto da segnalare, peraltro, è che le cuffie si spengono solo dopo molto tempo (~1h) se non vengono utilizzate, consumando quindi batteria inutilmente.

Audio

È stato eseguito un rodaggio di circa 100 ore prima di eseguire le prove d’ascolto che hanno portato alla recensione. Le sorgenti utilizzate sono un Lenovo Vibe Shot (connesso via Bluetooth) e un PC con uno Zorloo ZuperDAC. I file adottati sono in prevalenza FLAC (44.1kHz, 16 bit) con qualche MP3 (320kbps) saltuario.

In quanto a specifiche tecniche, le Skullcandy Grind Wireless hanno un’impedenza di 33Ω e una risposta in frequenza di 20 – 20.000Hz… e questo è tutto quello che si sa. L’azienda non diffonde altre specifiche, rientrando perfettamente nella casistica delle aziende che producono cuffie per un pubblico non interessato ai dettagli tecnici e che, quindi, non li diffondono nemmeno.

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Essendo cuffie orientate ad un pubblico giovanile, tendenzialmente abituato al modello Beats con conseguenti bassi esagerati, ci si aspetterebbe che anche le Skullcandy Grind Wireless seguano questa moda, ma così non è. Per quanto siano cuffie con una piccola enfasi sui bassi, sono complessivamente quasi neutre e adatte all’ascolto di molti generi musicali, non per forza che richiedono bassi pompati.

Il basso, anche se non prominente, gioca comunque un ruolo fondamentale nell’economia generale di queste cuffie ed appare con una discreta forza e centralità anche in brani come Duel of the Fates dalla colonna sonora di Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma. Proprio in questo brano si può apprezzare la discreta profondità che caratterizza il basso delle Grind Wireless, che nonostante siano on-ear riescono a raggiungere frequenze molto basse (quello che gli inglesi chiamano sub-bass). Non sono bassi veloci e dinamici, ma appaiono leggermente lenti e affollati in alcuni brani (es. Borderline di Aes Dana).

I medi sono abbastanza anonimi, nel senso che suonano decentemente ma senza alcuna particolarità: hanno una presenza sufficiente e un livello di dettaglio accettabile, ma non spiccano né in positivo né in negativo.

Gli alti offrono una ricchezza e una vivacità inaspettate, senza però avere quel dettaglio fino che fa la differenza tra cuffie “premium” e cuffie “normali”. Questo non significa che non ci sia dettaglio e, al contrario, le Skullcandy Grind Wireless sorprendono in questo senso vista la tipologia cui appartengono.

C’è una spazialità inaspettata: non è tridimensionale ed è appena accennata rispetto ad altre cuffie, ma è comunque presente e questo è un punto a favore.

La gamma dinamica è ridotta, tanto che bisogna alzare notevolmente il volume prima di sentire qualche suono nella registrazione del Bolero di Ravel che utilizzo per le prove. Proprio grazie a questa appare inoltre evidente che queste non siano cuffie pensate per l’ascolto di musica classica perché, sebbene ci siano anche dettagli molto minuti, non c’è molta presenza degli strumenti – un aspetto fondamentale nella musica classica.

Rispetto ad altre cuffie on-ear Bluetooth già recensite, come le Noontec Zoro II Wireless, le Skullcandy Grind Wireless hanno una marcia in più soprattutto nel dettaglio e nella presenza degli strumenti. Il confronto con le UBSOUND Dreamer, che però sono con cavo, vede uscire vittoriose le Skullcandy, grazie ad un equilibrio maggiore che premia medi migliori e bassi più contenuti e meno invadenti. Gli alti sono più dettagliati e presenti sulle Dreamer, come è d’altronde lecito attendersi visto il suono a “V”.

In conclusione

Partiamo dal presupposto che le Skullcandy Grind Wireless sono anche un accessorio da sfoggiare per il suo aspetto e che devono quindi piacere anche in questo senso. In quanto a resa sonora sono un prodotto discreto che riesce a distinguersi dalla massa per due motivi: il primo è la buona resa sonora, il secondo è il prezzo relativamente contenuto, pari a circa 90€. Per un paio di cuffie Bluetooth con queste caratteristiche è più che accettabile e in questo Skullcandy ha centrato pienamente l’obiettivo riuscendo a proporre un prodotto dal prezzo abbordabile ma dalle caratteristiche interessanti.

Le Skullcandy Grind Wireless sono vendute a circa 85€ su Amazon.it. Potete consultare la nostra pagina dedicata alle migliori cuffie per ulteriori spunti su cuffie e auricolari.