Redmi K20 e Redmi K20 Pro sono probabilmente e comprensibilmente gli smartphone più chiacchierati degli ultimi giorni: i “flagship killer 2.0” del nuovo sub-brand di Xiaomi si fanno notare per una serie di buone ragioni, tra cui la parte anteriore a tutto schermo con la fotocamera anteriore a scomparsa, il cui meccanismo, a quanto pare, è fatto per durare decisamente a lungo.

Al pari di quanto fatto da alcuni altri brand in tempi non sospetti, coi suoi nuovi smartphone di punta Redmi ha deciso di mettere da parte notch di qualsivoglia forma e dimensione e fori vari favore di una fotocamera pop-up.

Se da una parte soluzioni di questo tipo incontrano il favore di tanti utenti che desiderano display senza interruzioni di sorta, dall’altra, trattandosi di parti meccaniche in più, portano altrettanti utenti ad interrogarsi sulla loro capacità di durare nel tempo. Allo scopo di fugare eventuali dubbi di questo tipo, Xiaomi ha appena condiviso alcuni dettagli sul meccanismo utilizzato su Redmi K20 e K20 Pro (che dovrebbero arrivare sul mercato europeo come Xiaomi Mi 9T e Mi 9T Pro) , assicurandone il corretto funzionamento per almeno 300.000 cicli di apertura e chiusura.

Nelle immagini riportate a fine articolo potete ammirare la struttura interna della fotocamera a scomparsa dei due device a marchio Redmi, che si apre in appena 0,8 secondi e permette di scegliere tra 6 diversi suoni di apertura. La parte anteriore, si specifica, è coperta in zaffiro, così da garantire una migliore resistenza a graffi e maltrattamenti. In tutto il meccanismo elettrico ha un ruolo fondamentale il motorino stepper a spirale, che assicura un controllo più agevole e una maggior stabilità nel lungo periodo.

Per quanto riguarda il discorso relativo alla resistenza e alla capacità di durare nel tempo della fotocamera a scomparsa di Redmi K20 e K20 Pro, il produttore cinese ha previsto anche delle misure specifiche per proteggerla da eventuali cadute e pressioni. Quanto alla protezione in caso di caduta accidentale dello smartphone, il meccanismo e il software intervengono per far ritrarre rapidamente la fotocamera ed evitare che venga danneggiata. In particolare, il giroscopio a tre assi si occupa di rilevare la caduta, la chiusura avviene entro 100 ms e internamente è presente un dispositivo a molla di protezione.

Allo stesso modo, nel caso in cui l’utente eserciti una pressione sulla fotocamera mentre questa è aperta, entrano in gioco dispositivi a molla, magneti e un hall calibration chip (un sensore ad effetto Hall, che si occupa di rilevare le variazioni del flusso di campo magnetico) per rilevare questi movimenti e proteggere il meccanismo. I due magneti menzionati si spostano nel momento in cui la fotocamera viene sollevata e ritratta, il sensore ad effetto Hall registra in pratica la forza del campo magnetico corrispondente alle due posizioni dei magneti ed in questo modo rende possibile il rilevamento di eventuali distorsioni, cosicché la fotocamera viene fatta rientrare a scopo protettivo.