Lei Jun era contrario alla quotazione in borsa divenuta realtà nel mese di luglio in seguito all’applicazione di una IPO presso la borsa di Hong Kong. Il CEO è c0-fondatore di Xiaomi lo ha rivelato nel corso di una intervista rilasciata nei gironi scorsi, affermando che altri due dirigenti erano contrari alla decisione.

Secondo Lei Jun e Wang Chuan, co-fondatore e vice presidente, Xiaomi non aveva bisogno di liquidità e avrebbe evitato di esporsi alle numerose pressioni causate dagli investitori, dalle quotazioni di mercato e da numerosi altri fattori. In ogni caso Lei Jun non recrimina sulla decisione e guarda al futuro della sua compagnia con molto ottimismo.

I segnali sono già visibili negli oltre 100 milioni di dispositivi commercializzati, che hanno permesso di raggiungere l’obiettivo annuale con due mesi di anticipo. Pur dichiarandosi soddisfatto del risultato raggiunto Lei Jun pensa al mantenimento di questo ritmo di crescita anche per il prossimo anno.

Per il 2019 Xiaomi ha due importanti obiettivi, la globalizzazione e la qualità, insieme all’esperienza utente. Attualmente il produttore cinese è presente in oltre 80 mercati globali e conta di aumentare il numero nei prossimi mesi. È atteso per marzo/aprile del prossimo anno la presentazione del primo smartphone 5G targato Xiaomi in Europa, mentre in Cina il produttore continuerà a spingere sull’intelligenza artificiale.

Gli speaker della gamma XiaoAI sono al secondo posto tra gli speaker intelligenti più venduti in Cina e nuovi prodotti sono attesi nei prossimi mesi. Quello che invece preoccupa Lei Jun è l’evoluzione della tecnologia legata alle batterie, che potrebbe contribuire a risolvere i problemi di ricarica e autonomia. Il CEO spera che possano essere sviluppate batterie “a bottone” in grado di durare uno o due anni, sostituendo definitivamente le batterie ricaricabili. Per il momento si tratta di un sogno, ma il futuro potrebbe riservarci qualche sorpresa.