Sono passati solo due giorni dalla presentazione ufficiale di OnePlus 2 e non è ancora ben chiaro se sarà un dispositivo destinato a lasciare il segno o se verrà snobbato a causa della scarsa originalità  e di qualche piccola lacuna. Quello che è certo è che senza aver praticamente investito in una campagna di marketing, Carl Pei è riuscito a far parlare della propria creatura in tutto il mondo.

Intervistato da AndroidCentral il CEO di OnePlus ha parlato a ruota libera, partendo dalla lunga gestazione, iniziata con il lancio di OnePlus One e terminata, 460 giorni dopo, con la presentazione ufficiale di OnePlus 2. Mediamente i nuovo modelli vengono presentato 10-12 mesi dopo i loro predecessori ma alcuni componenti, in particolare la fotocamera, hanno richiesto un lungo lavoro di affinamento.

Il problema principale è stato quello di riuscire ad ottimizzare gli spazi in modo da evitare un’eccessiva sporgenza della fotocamera, per cui tutto il resto è stato costruito intorno al sensore fotografico di OnePlus 2. Lo scorso anno OnePlus aveva utilizzato un sensore Sony mentre quest’anno ha deciso di ricorrere ad un prodotto Omnivision, con una esclusiva di alcuni mesi. Allo stesso modo è stata curata la parte software, alla quale ha lavorato un team di 15 sviluppatori che ne hanno fatto una delle migliori fotocamere sul mercato e, promette Carl Pei, entro sei-otto settimane le cose miglioreranno ulteriormente.

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Carl Pei ha poi proseguito ringraziando il team di Qualcomm che ha supportato in maniera incredibile il produttore cinese nella progettazione di OnePlus 2, a partire dal design del PCB e dall’integrazione della CPU. L’esperienza maturata con OnePlus One dovrebbe essere servita di lezione, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità del prodotto.

Il problema non è stato tanto nel sistema di inviti, difficilmente reperibili, ma soprattutto nella scarsissima disponibilità iniziale. Carl Pei ammette che OnePlus aveva soltanto 1.000 dispositivi quando ha iniziato le vendite, in quanto non era in grado di quantificare l’interesse degli utenti per il nuovo dispositivo. Visto che OnePlus usava componenti disegnati ad hoc, i tempi per il riordino si sono dilatati, a partire dai display, che hanno richiesto tre mesi di lavoro per essere pronti.

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Carl Pei infine si dimostra ancora molto cauto in merito ad un possibile abbandono del sistema ad inviti, visto che OnePlus è rimasta scottata dall’esperienza di OnePlus One dove ha avuto problemi di magazzino e di giacenze, che sono costati diversi milioni di dollari. L’intenzione della startup cinese non è comunque quella di realizzare ottimi prodotti a basso prezzo, visto che il motto principale è quello di vendere direttamente all’utente finale, risparmiando sui costi della tradizionale filiera di distribuzione.

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