La tecnologia diventa invisibile quando entra a far parte delle abitudini di una società modificandone i comportamenti, pur restando formalmente impercettibile. Dopo aver affrontato i temi legati ai dati e al design, la Social Media Week arriva alla giornata dedicata ai comportamenti.

I social network, e la tecnologia con essi, stanno cambiando il modo con cui ci relazioniamo con il mondo che ci circonda a partire dal mondo del lavoro. A questo proposito abbiamo intervistato per voi Silvia Zanella, Responsabile a livello globale del social media marketing per Adecco Group, una delle relatrici (insieme a Paola Donini, Direttore di DOING, Davide Casali, Product Design Director di WordPress.com e Emanuela Zaccone Digital Entrepreneur, Co-founder e Marketing Manager di  TOK.tv) del panel sul tema del “Remote Working: ridisegnare il tempo per migliorare il lavoro”.

Il Remote Working inteso non solo come lavoro da casa ma come nuova filosofia di vita, che punta a migliorare la produttività permettendo ai lavoratori di scegliersi gli orari di lavoro, adattandoli alle necessità della propria vita privata. La tecnologia, in particolare quella mobile, sarà quindi il vero punto di unione tra l’azienda e il collaboratore, che non sarà più remunerato in base al tempo dedicato al lavoro quanto piuttosto in base agli obiettivi raggiunti.

Si tratta, almeno in questo caso, di una trasformazione in divenire, visto che i risultati di uno studio promosso e condotto da Adecco in Italia, mostra come siano ancora molte le persone che non conoscono concetti come Smart Working, CoWorking e Remote Working. D’altro canto bisognerà vedere se le aziende sapranno adattarsi a questo nuovo modello di lavoro, visto che sarà difficile per una certa categoria di manager esercitare la propria autorevolezza in maniera “virtuale”, data la progressiva mancanza di contatti fisici.

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Quello che le aziende stanno già facendo – nell’ambito della gestione delle risorse umane – è utilizzare i social media per verificare la coerenza delle informazioni inserire dai candidati nei propri curriculum, attraverso LinkedIn ma anche Facebook. Succede sempre più spesso che i recruiter escludano possibili candidati per i loro comportamenti sui social network. Spiega Silvia Zanella:

“Può capitare di concorrere per il posto di lavoro dei nostri sogni, e di veder sfumare l’opportunità per la poca coerenza tra quanto dichiarato nel Cv ufficiale e l’interazione attraverso i social, ad esempio l’iscrizione a gruppi di interesse e le modalità di interazione”.

Infatti, a influenzare le decisioni non sono solamente i termini con cui ci si esprime o i comportamenti tenuti nei confronti di altre persone, ma anche le relazioni sociali, i gruppi di interesse che vengono seguiti e i contatti con figure di riferimento del settore. Questo non significa che non ci sia più libertà di espressione o di pensiero, ma che commenti e opinioni vanno soppesate perché sono visibili da tutti e rappresentano il nostro biglietto da visita per chi non ci conosce di persona.

Non si è discusso solo del lavoro di domani, ma anche di come sta cambiando il comportamento della nostra società attraverso la diffusione dei social media, che influiscono sempre più sia sul modo di agire delle persone sia sulle scelte strategiche delle aziende, che ricorrono a questi canali di comunicazione per raggiungere target di utenti sempre più precisi.

Le aziende stanno comprendendo che gli utenti non vanno online, ma sono già online, immersi in un nuovo contesto, non più reale bensì virtuale. Cambia quindi il modo di comunicare, non più differito ma in tempo reale, grazie anche alle nuove tecnologie che a volte diventano fondamentali nelle scelte di marketing.

È quindi normale che sia destinato a cambiare il mondo del lavoro, che con la progressiva automazione dell’industria costringerà le persone a inventarsi nuove professionalità in luoghi di lavoro diversi da quelli a cui siamo abituati. Lo Smart Working richiederà ai lavoratori nuove competenze oltre a quelle strettamente professionali, come una gestione bilanciata dei tempi lavorativi e dei tempi privati, la capacità di gestire i propri dispositivi e quelli dell’azienda, ma soprattutto la capacità di integrare in maniera profonda la famiglia, gli hobby e il lavoro.

La capacità di adattamento alle trasformazioni in atto sarà quindi la vera arma vincente per un mondo del lavoro che premierà i lavoratori in base ai risultati ottenuti, andando oltre ai concetti tradizionali di orario di lavoro fisso, e che finalmente potrà restituire alle persone i propri spazi vitali.