In un momento storico in cui finalmente più persone stanno iniziando a prendere coscienza dell’impatto ambientale della propria quotidianità – e nella speranza che tutte le altre si sbrighino ad aprire gli occhi – entra in gioco anche una realtà come Refurbed, una startup fondata da tre giovani ragazzi austriaci allo scopo di ridurre l’inquinamento derivante dagli smartphone attraverso la promozione dei ricondizionati e altre lodevoli iniziative.

L’ultimo rapporto dell’European Environmental Bureau mette in evidenza che ogni anno, solo in Europa, gli smartphone, fedeli e irrinunciabili compagni della nostro vivere quotidiano, immettono nell’atmosfera 14 milioni di tonnellate di CO2eq., unità di misura che indica l’impatto sul riscaldamento globale di un determinato quantitativo di gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica.

Un dato di questo tipo è seriamente influenzato dal fatto che in Europa il ciclo di vita medio di uno smartphone è di circa 3 anni, senza dimenticare che spesso gli utenti più appassionati sostituiscono dispositivi ancora perfettamente funzionanti per avere tra le mani l’ultimo modello. Inoltre capita non di rado che vengano gettati via interi stock di prodotti invenduti, che devono essere rimossi dalle vetrine per far posto ai nuovi modelli o perché sono stati esposti (e maltrattati) in negozi o fiere e nessuno è disposto ad acquistarli.

Insomma, se elettrodomestici come lavatrici e aspirapolveri vengono solitamente cambiate soltanto quando smettono di funzionare, lo stesso non può dirsi per gli smartphone. Eppure ci sono dati talmente esorbitanti che non possono non far riflettere: basterebbe prolungare di 5 anni il ciclo di vita dei nostri dispositivi tecnologici per permetterci di risparmiare quasi 10 milioni di tonnellate di CO2eq, ovvero l’equivalente dell’impatto prodotto da tutte le auto immatricolate annualmente in Belgio.

Dalla volontà di ridurre l’impatto ambientale dei nostri cari smartphone nasce Refurbed, una realtà che mira a promuovere un nuovo concetto di “seconda mano”, performante come un nuovo, sia esteticamente, sia tecnicamente, e che per bilanciare le emissioni negative dei prodotti tecnologici, pianta un albero che immetterà nell’atmosfera abbondanti quantità di ossigeno per ogni acquisto effettuato sulla sua piattaforma.

Peter Windischhofer, Kilian Kaminski e Jürgen Riedl, i tre fondatori di Refurbed, hanno parlato così della motivazione che li ha spinti a dare vita a questo progetto:

«L’impatto degli smartphone gettati via è notevole, e questo non solo se non vengono smaltiti adeguatamente. Anche noi siamo tech-addicted e amiamo sperimentare le nuove app e, più in generale, le nuove tecnologie, ma non crediamo sia giusto farlo ai danni dell’ambiente. Spesso non è necessario acquistare un dispositivo nuovo per avere l’ultimo modello uscito, ma ancora c’è
una generale diffidenza nei confronti dei prodotti che non siano nuovi di zecca».

A proposito del funzionamento di Refurbed hanno poi aggiunto:

«Con Refurbed, noi vendiamo dispositivi che vengono definiti usati ma che in realtà spesso non lo sono. Stock di smartphone invenduti o scartati perché sono stati esposti al pubblico, ma anche prodotti resi da parte di clienti che hanno solamente cambiato idea su modello, colore o altro, ma che essendo stati in loro possesso per qualche giorno, non possono più essere etichettati come nuovi, sebbene non siano nemmeno usati. Capita di frequente che i prodotti che proponiamo sulla nostra piattaforma non abbiano richiesto alcun intervento di sostituzione di componenti o altro, perché già in perfetto stato. I nostri tecnici di laboratorio ne testano il funzionamento sotto tutti gli aspetti (ad esempio, la durata della batteria, il microfono, l’audio, la risoluzione…), resettano alle impostazioni di fabbrica e ripuliscono il prodotto a livello estetico. Nulla di più. Prodotti che differiscono da uno nuovo acquistato in negozio, solo perché inquinano meno, rimettendo in circolo “uno scarto”».

Refurbed opera anche in Italia, ecco il link al sito ufficiale. Cosa pensate di questa iniziativa? L’impatto ambientale del dispositivo che avete tra le mani condiziona le vostre abitudini di acquisto? Fatecelo sapere nei commenti.