Mentre il mondo è intento a combattere una delle battaglie più dure a cui sia mai andato incontro, il governo USA tenta di distogliere l’attenzione dalle proprie scelte a volte discutibili rilanciando quella che ormai appare come una “guerra santa” o una crociata contro Huawei.

È di questi giorni la notizia del prolungamento, fino a maggio 2021, del ban contro il colosso cinese accusato di manovrare contro la sicurezza degli Stati Uniti, affermazione sulla quale non sono mai state portate evidenze inoppugnabili. Nonostante tutto Huawei ha retto per tutto il 2019 e solo nel primo trimestre del 2020 ha segnato il passo, vittima del mancato supporto ai servizi Google.

Il governo Trump non sembra soddisfatto e proprio ieri ha annunciato nuove misure, mostrando al mondo intero la forza del Paese, seguendo alla lettera il motto che quattro anni fa ha permesso al magnate di insediarsi a sorpresa alla Casa Bianca: “Make America great again”. Sfruttando l’immenso portafoglio di brevetti posseduti dalle compagnie americane, il Dipartimento del Commercio ha sfornato una nuova regola, secondo cui le compagnie straniere che producono tecnologia sfruttando brevetti americani devono chiedere una speciale licenza per poter vendere i propri prodotti a Huawei.

Il primo destinatario di tale provvedimento è TSMC, di cui Huawei è uno dei più grandi clienti con oltre 5 miliardi di dollari di fatturato nel solo 2019. Huawei potrà continuare a ricevere spedizioni da TSMC per i prossimi 120 giorni, ma solo per prodotti la cui realizzazione è già iniziata. In questo modo gli USA vogliono tagliare decisamente le gambe a Huawei, impedendole di continuare con il proprio business. La manovra di Trump potrebbe far cambiare idea alla compagnia taiwanese, che sembrava pronta ad aprire un proprio stabilimento in Arizona per produrre, entro il 2023, chip a 5 nanometri.

Huawei non sembra essere stata colta di sorpresa, tanto che nei mesi scorsi ha già iniziato a sondare il terreno, demandando la produzione di alcuni chipset alla compagnia cinese SMIC. Ciò non toglie che le difficoltà per Huawei siano destinate ad aumentare alla luce delle nuove disposizioni, che difficilmente potranno essere aggirate.

In tutto questo, ovviamente, il governo cinese non resta certo alla finestra, visto che a essere colpito è uno dei fiori all’occhiello della propria economia. Secondo il Global Times, che ha riportato una notizia pubblicata dal People’s Daily, l’organo di stampa ufficiale del governo cinese, sono già pronte ritorsioni contro le più grandi compagnie americane.

Nel mirino sono finite, e non poteva essere altrimenti, Apple e Qualcomm, ma anche Boeing potrebbe rientrare tra le compagnie poste in un equivalente della Entity List americana. Il mercato cinese rappresenta il 15% del fatturato di Apple e le manovre restrittive allo studio potrebbero colpire significativamente il colosso di Cupertino.

Certo, il governo cinese deve studiare al meglio le conseguenze di un ban indiscriminato: sono infatti molti i produttori cinesi che si appoggiano alle soluzioni Qualcomm e un ban della compagnia californiana sarebbe decisamente controproducente e rischierebbe di riportare la situazione a qualche anno fa, quando gli smartphone cinesi utilizzavano chipset più economici e meno performanti come quelli realizzati da MediaTek.

La strategia cinese punterebbe a colpire innanzitutto le piccole realtà, che sarebbero costrette a chiudere i battenti, una sorta di avvertimento per gli Stati Uniti, e il passo successivo sarebbe rappresentato da interventi contro Apple, che in barba ai proclami patriottici di Trump sfrutta da sempre la manodopera a basso costo dei produttori cinesi per ottenere enormi profitti.

Dopo la parziale tregua dovuta al dilagare della pandemia, sembra che le due superpotenze siano pronte a riprendere la guerra commerciale da dove era stata interrotta, con mosse sempre più drastiche dalle quali sembra difficile poter tornare indietro. E a rimetterci potrebbero non essere solo Huawei e le eventuali aziende bandite in Cina, ma anche migliaia di altre realtà a esse collegate.