FaceApp, l’editor fotografico diventato popolare per le sue realistiche trasformazioni facciali è tornato sotto i riflettori grazie a una nuova funzione che permette di modificare automaticamente il volto di una persona per farla apparire più anziana o più giovane.

Ma con l’improvviso aumento di popolarità sono emersi nuovi dubbi in merito alla privacy degli utenti. Il primo riguarda il caricamento di tutte le immagini sui server dell’azienda come riportato nel tweet dello sviluppatore di app Joshua Nozzi che ha avvertito gli utenti di non utilizzarla.

La legittimità di questa affermazione è stata seriamente contestata da vari ricercatori della sicurezza, che hanno affermato che non ci sono prove di questo comportamento da parte dell’app, tuttavia sembra che FaceApp consenta agli utenti di selezionare un’immagine per applicare i filtri di rete neurali da remoto, quindi caricando le informazioni sui server dell’azienda.

La politica sulla privacy dello sviluppatore riconosce che l’app raccoglie le foto (compresi i metadati) e le informazioni personali (indirizzi e-mail) e che le informazioni raccolte possono essere trasferite da FaceApp e dalle sue affiliate ad altri paesi o giurisdizioni in tutto il mondo.

In breve, la politica sulla privacy standard di FaceApp offre all’azienda molta libertà sul trattamento dei dati degli utenti che non sono tutelati da alcuna protezione della loro privacy, inoltre i termini di servizio (ultimo aggiornamento: 08/03/2017) concedono a FaceApp un’ulteriore libertà di azione.

Separatamente, sono state sollevate preoccupazioni su come l’app consente agli utenti di selezionare una foto anche se l’accesso alla stessa è stato negato a monte.

Questo tipo di inconvenienti servono a sottolineare l’importanza di leggere le politiche sulla privacy e i termini di servizio delle app prima di registrarsi e utilizzarle, anche se spesso i testi sono scritti in modo poco chiaro di proposito.

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