Talvolta si raggiunge il delirio più totale nelle accuse. È questo il caso, con Aptoide che ha denunciato Google presso la Commissione Europea per abuso di posizione dominante per via del fatto che il Play Store è preinstallato su smartphone e tablet Android, mentre bisogna installare a mano app store terzi. Ci sarebbe da ridere, se non fosse una cosa seria.

Aptoide è stata fondata nel 2009 come un’alternativa all’allora Android Market, ha più di 200’000 applicazioni a disposizione (203’788, per la precisione) e si avvicina ai 900 milioni di download complessivi. Numeri che si avvicinano a quelli degli store ufficiali di appena un anno e mezzo fa. Aptoide deve la sua fortuna a due fatti: il primo è che in alcuni mercati ci sono moltissimi dispositivi non certificati da Google e, quindi, senza Play Store; il secondo è che è un riferimento per la pirateria, con moltissimi titoli a pagamento che vengono offerti gratuitamente.

Il problema sollevato da Aptoide è di varia natura. Il primo punto consiste nel fatto che Google non permette di offrire altri store da Google Play: anche Amazon, ad esempio, deve offrire il suo App-Shop sul proprio sito perché l’utente lo installi manualmente.

Paulo Trezentos, amministratore delegato di Aptoide, ha affermato che il processo di installazione delle applicazioni non provenienti da Google Play è stato alterato nel tempo per “rendere più difficile per l’utente l’installazione di software proveniente da qualunque fonte che non sia Google Play“. Un’affermazione contestabile, ma che può avere un suo senso.

Inoltre, Google ha rimosso funzionalità chiave dall’Android Open Source Project (AOSP) per inserirle  nelle sue applicazioni e nel pacchetto Google Mobile Services. Questo priva gli utenti Android della libertà di utilizzare certi servizi anche quando i terminali non sono certificati da Google o se Google smette di supportare una certa versione di Android o un certo modello.

“Gli app store possono essere molto interessanti e Google si sta assicurando il controllo al 100% di questo canale di distribuzione delle app. Usando pratiche anti-competitive, non solo danneggia i consumatori che avranno scelte ridotte e più costose, ma anche la piattaforma Android nel suo complesso.”

Trezentos afferma che “la Commissione Europea è stata molto attiva nel rilevare le situazioni di abuso di posizione dominante e credo che il nostro caso sia forte che possa aiutare la Commissione Europea a lavorare con Google per correggere queste pratiche”.

Rimane ora da vedere se la causa andrà avanti o si fermerà. La battaglia di Aptoide è giusta, ma perde di credibilità visto che il promotore tra i principali distributori di APK piratati.

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