Il team di F-Droid ha reso noto che i nuovi requisiti di registrazione per gli sviluppatori di Google potrebbero rendere impossibile la sopravvivenza degli app store Android indipendenti.
Nelle scorse ore, attraverso un post sul blog ufficiale, il team di F-Droid non ha nascosto le proprie preoccupazioni per la sopravvivenza di questa piccola ma apprezzata soluzione alternativa al Google Play Store, progetto che esiste da oltre 15 anni ed è molto caro agli utenti Android che sono particolarmente attenti alla privacy.
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F-Droid potrebbe rischiare con le nuove regole di Google
Secondo il team di F-Droid, il “decreto di registrazione degli sviluppatori” di Google richiederebbe che ogni app Android sia associata a un’identità di sviluppatore registrata, verificata tramite documenti d’identità governativi e altri dati personali.
Inoltre, gli sviluppatori dovrebbero dichiarare tutti gli identificatori delle loro app e le chiavi di firma direttamente a Google, rendendola così l’autorità centrale per la verifica delle app Android, anche quelle non presenti sul Google Play Store.
Nel caso in cui la regola di Google dovesse entrare in vigore (ciò dovrebbe avvenire a settembre 2026), gli app store alternativi come F-Droid non sarebbero più in grado di offrire applicazioni direttamente, in quanto non controllerebbero tali chiavi o ID.
A dire di Google, la verifica degli sviluppatori migliorerà la sicurezza e bloccherà i malware ma F-Droid non è d’accordo cone tale affermazione, in quanto ritiene che il Play Store stesso ha ripetutamente ospitato app dannose mentre Android dispone già di protezioni integrate come Google Play Protect, capaci di rimuovere le applicazioni pericolose dai dispositivi. Anzi, secondo il team di F-Droid l’approccio open source di questa piattaforma è più trasparente e affidabile rispetto a quello degli store commerciali, come quello del colosso di Mountain View.
Il team di F-Droid sta ora chiedendo alle autorità di regolamentazione in Europa, negli Stati Uniti e nelle altre regioni di indagare sui progetti di Google, definendoli monopolistici e dannosi sia per la concorrenza che per la libertà degli utenti.