Se da qualche anno il design degli smartphone non propone (a eccezione dei device foldable) particolari novità, qualche interessante soluzione innovativa è arrivata dai cosiddetti smartphone modulari. Si tratta di quei device, in alcuni casi ancora prototipi, che permettono di aggiungere accessori così da aumentare le potenzialità degli smartphone. Dopo Xiaomi, Realme e Vivo ora anche Samsung sta lavorando a qualcosa di simile con una serie di differenze, rispetto a quanto finora realizzato, particolarmente interessanti.

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Le novità del brevetto di Samsung

Il 24 aprile è stato reso pubblico il brevetto WO/2025/084594 di Samsung (che è stato depositato l’anno scorso), che mostra un dispositivo elettronico simile a uno smartphone caratterizzato da un sistema di obiettivi intercambiabili. Come si può intuire dalle immagini, si tratta di un dispositivo modulare che prevede un attuatore al quale collegare e muovere un obiettivo aggiuntivo.

Il brevetto di Samsung mostra un dispositivo che si collega allo smartphone e che può contenere l’unità dell’obiettivo. Qui c’è già una prima novità rispetto ad altre soluzioni simili, in quanto il dispositivo che si collega al retro dello smartphone è separato dall’obiettivo fotografico, suggerendo che questo non è l’unico utilizzo.

Inoltre è presente un sensore che si occupa di catturare le immagini formate dall’obiettivo e un attuatore con il quale muovere l’obiettivo o il sensore sia per la messa a fuoco, sia per lo zoom, che per stabilizzare o allineare l’immagine. Questo brevetto include anche la presenza di più motori, che funzionano indipendentemente a seconda della distanza dal soggetto o dei movimenti del telefono. Viene inoltre previsto un anello rotante per lo zoom manuale.

L’altro aspetto interessante è dato dal sistema con il quale lo smartphone riconosce quale obiettivo intercambiabile è stato collegato. Nel brevetto sono indicate diverse tecnologie di identificazione che sono integrate direttamente nell’obiettivo.

Una di queste prevede la presenza di un piccolo magnete sull’obiettivo e di sensori magnetici sullo smartphone, che consentono di identificare sia la tipologia del sensore utilizzato che la sua posizione. In alternativa ogni obiettivo può avere un microchip RFID, simile a quelli nei badge elettronici, che comunica con lo smartphone, il quale è dotato di un’antenna interna in grado di leggere il codice univoco dell’obiettivo e ne riconosce il modello. Ci sono anche metodi più semplici ed economici che prevedono l’uso di un componente elettronico o un riflettore ottico all’interno dell’obiettivo. In questo caso il telefono misura il valore della resistenza elettrica o la quantità di luce riflessa, e in base a questo determina di quale lente si tratta.

Identificando l’obiettivo collegato, lo smartphone può adattare i vari parametri della fotocamera, come l’apertura dell’obiettivo, la posizione iniziale del sensore o della lente per ottimizzare la messa a fuoco, ma anche le impostazioni dello zoom, dell’esposizione e della stabilizzazione.

La particolarità di questo sistema, oltre a quello che abbiamo visto fino a questo momento, è che l’obiettivo fotografico è solamente uno degli accessori che è possibile collegare allo smartphone tramite l’apposito dispositivo. Questa è probabilmente la novità più rilevante e interessante che distingue Samsung dagli altri produttori di smartphone. Negli ultimi mesi, infatti, Xiaomi ha presentato il Modular Optical System (una versione modificata di Xiaomi 15), Realme ha rivelato l’Ultra Phone Concept (che prevede l’utilizzo di obiettivi fotografici professionali) e Vivo ha annunciato X200 Ultra, lo smartphone al quale può essere abbinato un kit fotografico aggiuntivo.

Nel brevetto di Samsung, invece, si fa riferimento anche alla possibilità di collegare un display secondario, un flash aggiuntivo, una bussola, una batteria extra, un orologio o una ventola di raffreddamento. Si tratta di un cambiamento potenzialmente importante del modo in cui siamo abituati a pensare e utilizzare i nostri smartphone.