Sappiamo già da tempo dell’esistenza di un contratto tra Google e gli OEM (compresi i gestori di telefonia – carrier) relativo alle cosiddette Google Apps e ai servizi offerti da Big G. Le clausole dell’accordo prevedono una serie di norme che devono essere necessariamente rispettate affinché un device risulti idoneo agli standard imposti da Mountain View.

Come già accennato, alcune parti del contratto erano venute fuori diverso tempo fa ma oggi la testata The Information è entrata in possesso di nuovi elementi. Anzitutto il nome MADA (Mobile Application Distribution Agreement) è stato confermato. In secondo luogo il report indica che Google avrebbe stretto le maglie sulla ricerca (anche vocale), imponendosi come provider predefinito a scapito dei servizi di terze parti (si pensi a S-Voice).

Oltre a ciò, il gigante californiano avrebbe ribadito l’impossibilità da parte degli OEM di modificare la hotword per il lancio di Google Now (OK, Google) e le gesture relative al tasto home (avvio di Google Now con doppia pressione o con swipe verso l’alto). L’utilizzo della Google WebView sarebbe inoltre divenuto obbligatorio per tutte le app.

Per concludere, Google avrebbe stipulato (e continuerebbe a stipulare) contratti separati con ogni OEM e gestore di telefonia in merito alla condivisione dei proventi derivanti dal Play Store e dalla ricerca. Tali informazioni non sono ufficiali, ragion per cui non vanno considerate attendibili al 100%.

Via